Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO MOSTRE
anno <1972>   pagina <613>
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Libri e periodici
diplomali che, sol finire del 1848 e ai priori del 1849, si svolge re Gaeta da una parte e Parigi dall'altra, e livello di espi dì Stato, avendo il Pontefice come suo unico portavoce il cardinale Àntonellì, e tentando i capi di Stato francesi li trarre profitto dalle difficoltà in cui si dibatte il Papa, per attrarlo, senza assumere nessuno degl'im­pegni precisi richiesti dalla controparte, sul suolo di Francia, onde sfruttarne la pre­senza ai fini di un ambizioso disegno di successo e di potere personale (p. XI). Ma su ciò torneremo alla prossima occasione.
RENATO GIUSTI
II Regno di Sardegna nel 18Ì8A9 nei carteggi di Domenico Buffa, a cura di EMILIO COSTA voi. Ili: 20 febhraio-29 novembre 1849 (Fonti, 61); Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1970, in 8, pp. 466. L. 5.000.
Si conclude con questo volume la pubblicazione dell'importante carteggio di Dome­nico Buffa, uomo politico liberale, deputato di Ovada, scrittore, Ministro dell'agricoltura e commercio. Commissario a Genova durante il governo Gioberti, amico di Rattazzi e del Castelli e di tanti altri personaggi di primo piano dell'epoca. I documenti inediti che sono venuti alla luce, grazie all'opera preziosa di Emilio Costa (a cui i cultori di storia, patria devono essere particolarmente grati), ci illuminano con maggiore precisione sui due anni cruciali del Piemonte di Carlo Alberto e decisivi per la storia d'Italia e ci svelano i retroscena non solo delle varie fasi della politica 'interna ed estera del governo di Torino ma anche delle operazioni militari della I guerra d'indipendenza che, seppur sfortunata, apri hi strada ad eventi di portata grandissima.
Nelle recensioni dei primi due volumi, scritte per la Rassegna (a. 1967, pp. 297*299 e 1970, pp. 467-468), ho cercato dì brevemente tratteggiare l'opera di Buffa, la sua lenta conversione dall'ideale federalistico a quello monarchico unitario.
Questo terzo tomo, attraverso lettere, scritti e testimonianze varie, sottolinea ancor meglio hi funzione moderatrice del protagonista, nei riguardi delle estreme ed in ciò che concerne il discorso italiano che gli intellettuali piemontesi avevano avviato prima e dopo Novara. Nella crisi politica e militare successiva all'insuccesso del 1848, vi era stato (e Buffa Commissario a Genova lo aveva sperimentato direttamente) un pericolo di guerra civile, a stento circoscritto; inoltre i fatti di Toscana e di Roma avevano influito a peggiorare le cose, proprio quando pareva indispensabile riprendere le armi contro PAustria.
La Sicilia insorta reclamava un re e si pensava di porre la candidatura del Duca di Genova a quel trono, onde impedire un collegamento tra i Borboni e gli Asburgo che sarebbe stato esiziale per l'indipendenza italiana. Nello stesso tempo il Gioberti aveva offerto al Granduca di intervenire (ohimè!) con le truppe sarde per ristabilire il Governo legittimo, attirandosi addosso Con ragione le ire dei democratici e dei liberali' progressisti.
L'antico estimatore dell'autore del Primato non aveva approvato questa presa di posizione del capo del Governo, pur non accettando che fossero stabiliti contatti con il Governo provvisorio toscano, rome invece pretendevano gli uomini della sinistra.
I militari piemontesi dal canto loro, Lamarmora io testa, mostravano di nutrire aperto disprezzo per i militari toscani disertori che erano entrati in territorio sardo e non facevano mistero di mirare all'occupazione di Pont remoli per premunirsi contro l'Austria. I fatti storici ch'erano maturati al di là delle esigenze dinastiche e strategiche in Toscana ed in Lazio, non erano compresi se non da una piccola minoranza di uomini di sinistra. TI Piemonte non <era ancora quello del decennio di preparazione e la parola rivoluzione faceva fremere troppi cuori moderati. Non si può dire che il Buffa facesse in questo punto eccezione alla maggioranza: l'ordine e la legalità dovevano essere rispettati, se si voleva continuare la guerra contro lo straniero che si accampava nel Lom bardo-Veneto.
Venne dunque il conflitto con l'Austria ma si concluse rapidamente e nel modo che tutti sonno. Nel volume si trovano lettere inedite e sconosciute che Carlo Cadorna scrisse dal 20 al 26 marzo ad Urbano Rattazzi, che ci svelano particolari importanti sulle
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