Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO MOSTRE
anno <1972>   pagina <614>
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Libri e periodici
operazioni mi Ut uri e sull'abdicazione di Carlo Alberto; il Cadorna Atesso racconta da protagonista in quanto era al Quartier generale come rappresentante governativo.
E giusto poi far menzione degli e appunti di pugno del Buffa sul periodo ini me-ratamente successivo, che sono molto significativi. Ad esempio il 18 maggio il Nostro annotò: Gli avvenimenti odierni mi hanno fatto venire nella convinzione che a soste­nere e vincere la guerra nazionale e tutte quelle che sono di vita e di morte d'un popolo siano infinitamente più utili i governi estremi che i mezzani e moderati, cioè più l'asso­lutismo e la repubblica che la monarchia costituzionale. Se il Piemonte avesse comin­ciato la guerra prima delle riforme, l'avrebbe forse vinta. La Repubblica Romana, novel­lina e disorganata com'è, batte i francesi, fuga i napolitani, resiste agli austrìaci .
In alcune note intitolate Memorie del 1849 , che vanno dal settembre al dicembre 1849, viene invece descritto un colloquio avuto con il giovane re Vittorio Emanuele II. Del sovrano egli scrisse così: L'occhio, il viso e le parole di lui a volta a volta espri­mevano bontà, voglia di fare il bene, dispetto e sospetto. In certi momenti i suoi occhi grigi avevano uno sguardo che mi pareva falso, colpa forse delle ire e dei sospetti che altri avevano saputo in stillargli nell'animo. Talvolta mostrava una non so quale espansione di cuore burbera e militare che mi piaceva... . Il ritratto è tratteggiato davvero con acume. Per finire, in appendice si trovano altri scritta politici ed i testi programmatici del partito c.osidetto di centro-sinistro, sempre di mano del Buffa.
I tempi erano maturi per lasciare la sconfitta dietro le spalle e far incamminare il il Piemonte lungo la strada che il Cavour avrebbe poi splendidamente percorso.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
CAMILLO LACCHE, Cronache ferroviarie del Risorgimento italiano; Viterbo, siamp. Agne-sotti, 1970, in 8, pp. 239. L. 2.200.
Dopo alcune considerazioni sull'avvento delle locomotive meccaniche che, in un breve volgere di anni rispetto alle altre acquisizioni fatte dall'uomo, quali l'inven­zione della ruota che si perde nella notte dei tempi e l'uso di verghe metalliche o assi effettuato dalle più antiche civiltà per vincere l'attrito del terreno sui corpi rotolanti su di esso, doveva iniziare una nuova era nel campo della tecnica della propulsione e dei trasporti terrestri, l'A. passa a trattare l'argomento precipuo del presente saggio che è quello di offrirci una visione di insieme, limitatamente all'Italia, di uno dei più grandi fenomeni di tutti i tempi, costituito dall'introdnzione delle fer­rovie.
Pur conoscendosi come si osserva nelle note introduttive , già verso la fine del secolo XVII, la forza del vapore, di cui ed dovevano avere solo agli inizi del secolo successivo le prime esperimentazionà o prototipi di macchine a vapore, le più ottimi­stiche previsioni sulla potenziale applicazione di tale congegno nel campo dei trasporti ai incominciarono a intravedere solo nel 1770, allorché, ad opera del francese Cugnot, venne operato il connubio tra macchina e ruote; mentre il successivo accoppiamento tra quest'ultimo tipo di macchina e le guide di ferro o binari esperimentato nel Galles, da parte dell'inglese Trevithick, sull'esempio di quanto era avvenuto nei tradizionali mezzi di trasporto, doveva far segnare nel 1804 la data di inizio dell'avvento delle fer­rovie (pp. 11-12).
Originatosi fin dagli inizi del Risorgimento, il fenomeno ferroviario fu avver­tito, anche se in vario modo, in lutti gli Stati italiani preunitari e l'effetto collaterale più notevole che arrecò, mano a mano che il fenomeno stesso si diffondeva, fu senza dubbio come ai dirà meglio in segnilo quello di ravvivare e incrementare sempre più interna e vasti impulsi unitari nell'animo degli Italiani o almeno in quello delle forze più vive della Nazione. Circoscritte al periodo risorgimentale, le e cronache sono stale suddivise, ad eccezione del primo periodo che va dalla metà circa degli anni Trenta epoca in cui si incominciarono ad avere le prime progettazioni e proposte fino al 1850, in quinquenni (dal 1851-1855 al 1866-1870), in ognuno dei quali viene