Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO MOSTRE
anno
<
1972
>
pagina
<
620
>
620 Libri e periodici
lata nella noia relazione deUTuchìesta il acini, per cui le canee dell'arretratezza agricola meridionale erano da ricercare nella difficoltà da parte dei proprietari terrieri di procurarsi, a con di io ni vantaggiose, i capitali necessari ad una trasformazione delle colture ; difficolta, le cui origini erano nella politica fiscale dello Stato, nella vendita dei beni ecclesiastici e demaniali, in una errata politica di credito agrario e fondiario (p. 14).
In dissenso con Romeo, Capone rileva le ripercussioni negative, o comunque l'insufficienza, della politica delle infrastrutture nel Mezzogiorno, soprattutto per hi mancanza di una chiara visione del rapporto tra tali infrastrutture e l'economia agricola del Mezzogiorno j>. Infatti se al Nord queste venivano a porsi conte un " ponte " Ira i capitali accumulati da un'agricoltura moderna e intensiva e l'espansione industriale, al Sud esse venivano a giustapporsi ad un'economia agricola arretrata e priva di sufficienti caphali e quindi non in grado di trarre dalle infrastrutture un impulso in senso capita* listico (p. 17). Capone giudica inaccettabile sul .piano storico il concetto di unificatone normativa , pecche basato su una presunta neutralità dello Stato in politica eco* nomica, mentre egli ritiene la politica della Destra fondata su scelte economiche molto precise in senso capitalistico e industriale, a favore quindi del Nord e a danno dell'arretrata economia meridionale. Ciò soprattutto considerando l'alto grado di < consapevolezza capitalistica di un Sella, la cui opera politica economia all'osso, accen-trameoto bancario e favore al capitale mobiliare, regime fiscale di compressione dei redditi agricoli, latente protezionismo era basata sul principio dello sviluppò capitalistico italiano in senso pubblicistico, attraverso, cioè l'intervento dello Siato diretto a creare, mediante un'adeguata 'politica fiscale e bancaria e un'accumulazione di capitale, le condizioni per stimolare gli investimenti produttivi e un maggiore dinamismo imprenditoriale, necessari allo sviluppo capitalistico e industriale dell'Italia.
Secondo Capone, invece, la soluzione dei problemi di sviluppo economico del Mezzogiorno, e quindi la trasformazione capitalistica della proprietà agricola, erano possibili solo attraverso la creazione di un autonomo meccanismo di produzione della ricchezza, mediante una politica agraria, studiata ad hoc, di ispirazione meridionalistica (p. 19), pur riconoscendo le obiettive difficoltà che essa avrebbe presentato.
A parte, forse, l'eccessiva accentuazione industrialistica della politica della Destra, la tesi di Capone sembra accettabile per quanto riguarda la mancanza di un'efficace politica meridionalistica, e sulla necessità, invece, di un forte intervento dello Stato in questo senso. Non altrettanto si può concordare sui contenuti di tale politica, che secondo l'autore avrebbe dovuto favorire i proprietari terrieri, il cui assenteismo sarebbe derivato dalla mancanza di capitali, e non dalla particolare fisionomia redditiera della borghesia meridionale, e dal fatto che la fuga dei capitali dall'agricoltura fosse determinato dall'allettamento di più facili impieghi, come il debito pubblico, gli appalti, le industrie. Non viene perciò considerato quello che invece sembra essere il motivò di fondo dell'arretratezza meridionale: l'ordinamento della proprietà e il carattere semi-feudale dei rapporti economico-sociali nelle campagne.
Troppo drastica risulta l'esclusione, da parte di Capone, della possibilità della piccola proprietà contadina di favorire e accelerare lo sviluppo capitalistico dell'agricoltura meridionale. Recentemente è stata ribadita da vari studiosi (Villani, Villani, Cafagna, Tosi) - - indipendentemente dalle obiettive difficoltà politiche > la funzione positiva della sua diffusione naturalmente accompagnata da un'opportuna politica di credito e anzi il suo carattere di elemento propulsore del progresso produttivo dell'agricoltura, in zone in cui vi siano sistemi di produzione semifeudali.
Passando ad esaminare le componenti e gli atteggiamenti di quell'opposizione agraria* Capone delinca molto attentamente il processo di evoluzione della Sinistra meridionale maturato tra il 1861 e il 1865 da partito rivoluzionario, espressione della piccola borghesia garibaldina, quale si era formato nel corso del Risorgimento, a partito legalitario, socialmente conservatore e politicamente monarchico, eotto la direzione del Nicotera. Conseguenza questa, della creazione nel Mezzogiorno di un'opposizione agraria, espressone delle esigenze di quei gruppi di piccola e grossa borghesia, che sempre in lotta tra loro per la questione demaniale e l'amministrazione dei comuni, si schierarono su un unico fronte contro l'indi rizzo di politica economica della Destra,