Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO MOSTRE
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1972
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pagina
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627
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Libri e periodici 627
non manca tuttavia di spunti originali, conte ad esempio l'indicazione, quale causa concomitante per la ripresa dello sviluppo industriale in Italia, della situazione di pareggio dei conti con l'estero - - situazione determinatasi mediante afflussi, per una lunga serie di anni, di capitale dall'estero, sotto (orma di rimesse e di entrate turistiche (p. 53) , e la narrazione dell'intera vicenda sulla scorta di documenti d'archivio. Non si può, infine, face a meno di segnalare come l'opera del B. si arricchisca nel testo di alcuni grafici e di varie tabelle statistiche riportale in Appendice 1.
ANGELO AROMANDO
OTTAVIO BARIÈ, Luigi Albertìni (La vita sociale della nuova Italia, 21); Torino, Unione Tipogrnfica-Editrice Torinese, 1972, in 8" pp. 569, S*p.
Dopo vari saggi particolari, già di notevole interesse ed impegno, sn alcuni aspetta specifici dell'attività politica e giornalistica di Luigi Alberti ni, e dopo l'edizione dei quattro volumi dell'epistolario di quest'ultimo fra il 1911 ed il 1926, Ottavio Bariè ha coronato un paziente lavoro pluriennale con questa da tempo attesa biografia del grande direttore del Corriere della Sera. Un volarne di oltre cinquecento pagine che rappresenta certamente uno dei più validi contributi all'ormai ben nota e affermata collana del-rU.TJLT., diretta da Nino Valeri.
Quale sia stata l'importanza del ruolo svolto da Alberimi nella vita pubblica italiana dall'inizio del secolo al fascismo non è certo necessario sottolineare. Chiunque nutrisse dea* dubbi in proposito, o ritenesse eccessivi taluni riferimenti a tale importanza, sarà ben costretto a convincersene una volta per tutte dopo la lettura della biografia di Bariè, grazie albi quale l'intera carriera del giornalista e dell'uomo politico acquista pieno e giusto risalto in tutte le sue sfaccettature.
Luigi Albertina fu soprattutto un grande giornalista, o meglio, un grande direttore e organizzatore di giornale. Per merito suo, l'Italia acquistò per la prima volta e forse, si potrebbe dire malinconicamente, anche per l'ultima un organo di stampa quoti diana di stile e prestigio europei, che le consenti finalmente di non dover troppo arrossire di vergogna in questo campo al-paragone con le altre grandi nazioni del tempo. le ragioni di questo successo, le doti intellettuali ed organizzative che ne furono la base e che lo spiegano, sono individuate ed esaminate con precisione ed acume da Bariè in quello che è forse il capitolo piò avvincente del libro : La costruzione di un grande giornale .
Naturalmente, il Carriere della Sera albertiniano non fu soltanto un organo d'informazione di altissimo livello, ma anche e non meno una forza politica con la quale chiunque, nella vita pubblica italiana del primo quarto di secolo, era costretto prima o poi a (are i conti. E lo fu non solo in quanto, ovviamente, qualsiasi tipo di informazione pubblica costituisce di per sé, inevitabilmente, anche un atto politico, ma anche perché Albertìni era, oltre che giornalista e dirigente di una grossa impresa, un uomo politico di razza, con una sua precisa visione politica ed una ferma volontà di agire concretamente ispirandosi ad essa.
I tre punti fermi irremovibili del liberalismo borghese di Albertina furono, per dirla alla breve, l'antisocialismo, l'anticlericalismo e l'antìgiolUlismo. Questa sommaria individuazione potrebbe sembrare far torto olla visione politica dii Albertina, nel senso di farla apparire come essenzialmente priva di una sua autonoma vitalità costruttiva, una mera reazione ai tre principali orientamenti politici e sociali dell'Italia del suo tempo. Bisogna riconoscere, tuttavia, che se è vero che Luigi Albertìni non acquisì e modellò certo le sue convinzioni politiche come semplice risposta meccanica e di segno opposto a programmi e atteggiamenti politici altrui* resta pur sempre vero che egli, salvo un solo caso la e politica delle nazionalità formulata e vigorosamente sostenuta negli ultimi anni della guerra e noi primi del dopoguerra contro le assurde pretese dell'imperialismo degli slavofobi -, non fu un politico veramente originale e creativo, ma piuttosto lo strenuo, caparbio assertore della necessità di un diverso clima morale nella vita pubblica italiana.