Rassegna storica del Risorgimento

GALLETTI GIUSEPPE
anno <1973>   pagina <8>
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Alberto M. Ghisalberli
piacqui tanto quanto dell'essere amato e ricordato da' buoni, detestato e temuto dai malvagi. Ve ne rendo grazie, e vi accerto che uguale amicizia e ricordanza ho per voi, la quale spero vi sarà per lo stesso motivo accetta.
Voi desiderate notizie di me; potrei riassumerle con una sola parola vivo . Vi aggiungerò che nuora non fai salutato da febbri, ma che sento assai il peso delie incessanti fatiche, de' disagi, delle privazioni sia perché i lavori si am­pliano, sia perché il peso degli anni aumenta e il povero tronco invecchia. Fo coraggio, mi aiuto colla forza dell'animo che è giovine e direi quasi fiorente, ma avrei bisogno di qualche conforto, di qualche vicina speranza, che anche il cuore sente romanità di cui fa parte; e questi aiuti mi mancano. Dovrei averne uno possente, la gratitudine della Società che rappresento, che salvai da certo naufragio, cui offro ora una delle prime miniere, mentre mi fu consegnata languente, per non dire moribonda; ma non ho neppure questa gratitudine che mi sarebbe tanto cara: composta di negozianti in tutta la più glaciale estensione del termine credono aver fatto tutto quando mi hanno dato di non largo assegno stabilitomi: non sanno cotest'uomini senza cuore che una parola di riconoscenza che mi addimostrasse la loro soddisfazione mi sarebbe più cara di un pugno di quell'oro tra cui vivono e per cui respirano! Se io potessi togliermi di quassù e collocarmi altrove, vi confesso che lo farei con infinito piacere; veggo le diffi­coltà e taccio e sopporto rassegnato, ma il mio voto è questo; e se potessi coronarlo tornando nella milizia, sarei contento di scendere di un grado e fin di due, da generale di divisione sarei lieto di trovarmi generale semplice di Bri­gata, e fino colonnello.
Voi vedete, mio ottimo Cevasco, che non solo vi ho date mie notizie ma mi sono ancora intrattenuto con voi dello stato dell'animo mio.
La mia famiglia se la passa discretamente in Cagliari: Onofrio mi fece nonno d'una figliuoletta che non ho ancor vista, avvanza nella sua carriera d'av­vocato con un grido ed un favore meravigliosi, e fa di già una delle prime figure frammezzo a' suoi colleghi; gli altri due figli studiano e mostrano quel volere che non manca mai di portare ad ottima risultati: le vado a inviare i vostri graziosi saluti che mentirà con mollo piacere.
Salutate caramente il gen. Durando, e voi credetemi sempre vostro affano
Galletti >)
Alla vigilia dei grandi eventi del '59 Galletti sembra risorgere. Il 12 marzo si rivolgeva al Cavour offrendosi per la guerra che appariva inevi­tabile:
Io non aveva mestieri di questa novella testimonianza gli rispondeva il conte il 4 aprile per essere certo che Giuseppe Galletti non avrebbe mancato all'appello del paese nel giorno della impresa nazionale; pure la sua offerta giunse grati8sima al Governo del Re come prova dell'unanime consenso degli Italiani più benemeriti in un pensiero comune.
0 Un riassunto della lettera del 22 gennaio 1858 in NìBitt, op. cif* p. 163. Qui si riproduce il testo integrale.