Rassegna storica del Risorgimento
GALLETTI GIUSEPPE
anno
<
1973
>
pagina
<
13
>
Ultima delusioni di G. Galletti 13
d'ogni freno, profittarono della bonomia del loro capo per abbandonarsi ad atti che ripugnano al contegno che deve avere un militare. Garibaldi, severo e rigidissimo in campo di battaglia (e tal volta fino all'eccesso) si mostra insufficiente a mantener l'ordine nella caserma e lascia che ciascun capo comandi a capriccio, ascolta tutti i reclami, assolve i colpiti di qualche punizione senza informarsi delle cause che la provocarono, distruggendo in tal modo ogni forza morale dei capi; egli non intendendosi d'amministrazione, e fidandosi degli amministratori le irregolarità erano divenute sistema e le mangerie organizzate in vasta scala. Figuratevi che durante e dopo la guerra, sebbene buona parte de' volontari vivesse del proprio, e non ricevesse nessun oggetto di vestiario, il suo corpo costò il doppio degli altri. Lui eh'è un angelo d'onestà e crede tutti, come dissi più sopra, nomini onesti, legittima in buona fede le frodi dei furfanti che mangiano a quattro palmenti. Si parla di fatti cui il tacere è bello i quali comprovano di quale razza di patriottismo sono animati certi esseri che si vogliono far credere martiii della libertà. Ora queste perle gridano a gola spalancata contro Farini, contro Fanti, contro il governo piemontese e grideranno sempre finché come a Cerbero non si getti la offa nelle loro ingorde canne.
Garibaldi, del resto (e duole il dirlo) è avviluppato nell'orbita del partito mazziniano che lo tiene fortemente avvinto e lo compromette. Il primo passo è già fatto colla dichiarazione che ci recò qui il Carriere Mercantile} essa gli fu dettata certamente per contrapporla al suo proclama di Lovere favorevole a Napoleone III, proclama che venne fatto a brani e calpestato dai mazziniani del suo Corpo. ') L'effetto è ottenuto con quella dichiarazione si rende anche impossibile a Garibaldi di rioccupare il suo posto nell'armata con questa abile manovra dei mazziniani si ottiene un gran successo. Ora si chiederà a Vittorio Emanuele che restituisca Garibaldi al suo corpo, egli non lo potrà malgrado tutta la simpatia ch'ei sente per lui, e allora s'insinueranno sospetti sul carattere del primo saldato dell'indipendenza italiana e forse si riuscirà a scindere il grande partito nazionale. È ciò che vuole la setta poiché con questi espedienti spera di ricomparire sulla scena politica. Della quale sventura voglia Iddio preservare l'Italia.
*) Il proclama dì Lovere, del 23 loglio, Agli Italiani del Centro , diceva tra l'altro Reduci ae vostre case e fra gli amplessi dei vostri cari non dimenticate la gratitudine, che noi dobbiamo a Napoleone ed alla eroica nazione francese, i di cui valorosi figli giacciono ancora per la causa d'Italia, feriti e mutilata sul letto del dolore , GARIBALDI, Scritti e discorsi ecc. c'vt,, voi, TV, pp. 184-185. Non conosciamo la lettera inviata da Garibaldi a Napoleone HI per dargli notizia delle sue dimissioni da generale dell'esercito sardo, ma possiamo Far conoscere l'inedita risposta autografa dell'imperatore (conservata a Roma, Museo Centrale del Risorgimento, B. 928, fase. 37): Paris, le 16 A otti 1859 - General, je vose remerei e de la -lettre que vous m'avez écrifce; elle, m'a fall grand plaiai'r veoant d'un, nomine rioni, j'oi approdò et le noble carattere et la brillante valenr. le regrette que vous aycz quitte le .servi ce du rói de Sardaigne mais je -suis persuade que portoni ott vous serez vous suJvrez toujours la vose du devoir et de l*bonueur. Croyez que mes syropatbjes pour l'Italie ne pourront jamais s'affaibUr et comptez sur mes sentimene disti ugués. Pfapoléon . La dichiara-rione è quella Agli Italiani Genova. 19 novembre 1859), in Scritti e discorsi ecc. ciL, voi. II, pp. 211-212, in cui afferma ohe egli si allontanava dal militare servizio perché la sua libertà d'azione era vincolata con arti subdole e volpine . Ma il giorno in cui Vittorio Emanuele chianti un'altra volta suoi guerrieri alla pugna per la redenzione della patria >, egli avrebbe ritrovalo un'arnia qualunque ed un posto accanto ai prodi suoi vonuniliiorii 9. Condannava intanto In miserevole volpina politica * che stava portando il maestoso andamento delle cose nostre .