Rassegna storica del Risorgimento

GALLETTI GIUSEPPE
anno <1973>   pagina <18>
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Alberto M. Ghisalberti
Spero nell'agosto venturo di abbracciarvi? intanto proseguite ad amarmi ed a ricordarmi, che io sono sempre con tutto l'animo
il vostro aitano
Galletti J>
Anche l'accorata domanda se i suoi concittadini sappiano delle sue do­mande e delle promesse filtrai non mantenute non ha più alcun significato, se non quello di far conoscere che non per volontà sua era rimasto inoperoso. Ormai Giuseppe Galletti è accantonato. Scarsa soddisfazione rievocare ancora una volta gli antecedenti e smentire vibratamente, in una lettera al cugino, l'accusa di essere repubblicano... La puerilità e la stranezza di siffatto dubbio avevano dapprima suscitato in lui solo riso e sprezzo , anche perché l'aveva stimata paura di ben pochi . Ma quando s'era dovuto ac­corgere che di molti era questo pensiero , l'antico presidente della Costi­tuente della Repubblica romana non aveva più potuto tacere e aveva provve­duto a dileguare a l'ingiusto sospetto dall'animo di alcune poche oneste persone . Anche a Genova s'era imbattuto in un suo concittadino ed azoico che gli aveva parlato dello stesso sospetto e non gli aveva nascosto come molti pensassero che egli avesse mire e tendenze repubblicane. A questo punto ri­tenne di non poter più oltre tacere, nuocendo a sé ed ai suoi stessi concitta­dini, che un falso giudizio sugli uomini può guidare a gravi ingiustìzie . Per questo dichiarava solennemente all'amico, come a depositario dell'animo suo, di essere stato e di essere franco e leale seguace di re Vittorio Emanuele e della politica che intende a riunire sotto il suo scettro Italia tutta , di essere stato e di essere con Garibaldi e colla sua spada gloriosa e indipendente e di stimarsi o pazzo o traditore della patria se formasse un pensiero, se avesse un'aspirazione verso la Repubblica .
Che questa non fosse la sua opinione e la sua fede del momento, in­cordava, appariva chiaro da quando, nell'anno precedente, aveva fatto atto di piena adesione alla politica di Vittorio Emanuele con la nota lèttera a Cavour.2'
Più. che qualunque altra spiegazione per la mancata chiamata ritiene vàlida l'opera degli stessi maligni insinuatori del sospetto di essere re­pubblicano, i quali riuscirono così a seminare paure su lui e sui suoi passi. Non nella sua Bologna, dove si conoscevano i suoi principi e i suoi sacrifici,
') In NEKI, op. cit., p. 167, il brano in corsivo.
2) MAIALI, G. G, nella sua corrispondenza ecc. eh., pp. 1944*1945, Genova, 8 set­tembre 1860; ivi, p. 1945, altra da Montevecchio del 12 novembre con lo sdegnoso giudizio sul Mbighotti tm moderato fra i moderatissimi , la coi assunzione al mini­stero troncava ogni sua speranza, non solo, ma potrei dire ancora, calpesta la prò* messa fattami da Cavour. Ved. anche l'altra del 15 luglio 1861, ivi, p. 1946, sempre contro il Minghetti < che appartiene olla maledetta camarilla dei moderala che io sempre combattei e smascherai . Affermassi<mc questa ohe pecca alquanto per eccesso.