Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; ITALIA NEUTRALIT? 191
anno <1973>   pagina <95>
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Neutralità ed intervento
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Per concludere, nolo che ai tende a distinguere, col distaccato ragionamento consentito dal tempo trascorso, l'interventismo in due componenti, la naziona­lista e la democratica, ma noi che giovani allora vivemmo quel tempo, e degli avvenimenti scorgevamo solo le manifestazioni esteriori, vedemmo solo inter-ventìBti e neutralisti, idealismo contro materialismo; i primi, infatti, parlavano di patriottismo con un linguaggio che più facilmente accendeva i nostri senti* menti, parlava al cuore, gli altri proclamavano interessi e vantaggi politico-economici, che avrebbero dovuto parlare alla mente, e mentre l'interventismo riuscì a muovere ed agitare le masse, il neutralismo, come rileva Salvatorelli, rimase qualcosa di passivo, di meccanico, di morto, incapace di far presa sulle passioni popolari e di suscitare una fiammata d'azione . !> Cosi si arrivò alle giornate di maggio. Si è detto e si dice che in quelle tumultuose giornate la piazza si impose, si sostituì al Parlamento, dando l'avvio allo sgretolamento del­l'impalcatura democratica e aprendo la strada alla dittatura. Invece è da rite­nere che il popolo abbia richiamato i suoi rappresentanti all'osservanza del man­dato ricevuto, li abbia obbligati ad adempiere il loro dovere di interpreti dei sentimenti della maggioranza e sarebbe ingiuria grave per i deputati attribuire a paura fisica la concessione della fiducia a Salandra da parte dei trecento che pochi giorni prima avevano portalo la loro carta da visita in casa Gioii ili. Non fu un impaurito voltafaccia, ma il riconoscimento dell'ineluttabilità della deci­sione, perché nessun governo ormai avrebbe potuto evitare la guerra.
La guerra fu lunga, fu ardua, fu sanguinosa e, come già rilevato, assai più del previsto. Si alternarono momenti di esaltazione a momenti di scoramento; ma troppo spazio si dedica a Caporetto, dimenticando che la 12" battaglia del­l'Isonzo si chiuse, non con la rotta sull'Isonzo, ma con la resistenza sul Piave, che sorprese gli stessi avversati. Il soldato italiano dimostrò che aveva ragione il napoleonico maresciallo Davout nell'animon ire i suoi ufficiali : Signori non vi sono situazioni disperate, vi sono soltanto uomini disperati . E gli italiani non disperarono e la battaglia del solstizio fu il giro di boa di tutta la guerra sul fronte occidentale, gli Imperi Centrali ebbero la prova che non avrebbero più vinto e ne ebbero la contro-prova, poco più di un mese dopo, nell'ultimo tentativo di offensiva in Francia.
Cadmi, mutilati, distruzioni di ricchezze, costituiscono la partita passiva di chi vuole fare un bilancio consuntivo. Ma all'attivo deve essere iscritto un patri­monio materiale e morale inestimabile, che va ricordato agli irreducibili neutra­listi di oggi. Anzitutto, furono raggiunti i confini naturali d'Italia. Fu dato l'av­vio, un primo avvio, alla trasformazione dell'Italia da nazione quasi esclusiva­mente contadina a nazione industriale, con l'impianto di industrie e la prepa­razione di numerose maestranze. Le donne, che sostituirono gli uomini in quello che fu detto il fronte interno, uscirono da uno stato di reale inferiorità. Il fronte fu crogiolo impareggiabile, dove si verificò un processo di fusione fra nord e sud, accelerando quell'amalgama che cinquant'anni da unità politica non avevano che assai lentamente iniziato.
Afa soprattutto è nell'animo dei reduci che si è creato un sentimento diffi­cile do esprimere in parole, È un misto di fierezza per l'opera compiuta, per il contributo dato ad una grande vittoria italiana, di ricordi di episodi vissuti, di amicizie saldate in momenti difficili, con la gioia di ritrovarsi in incontri casuali
>) L. SALVATOIIEIXI, Storia del Novecento, Milano, A. Mondadori ed., 1957, p. 450.