Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno
<
1973
>
pagina
<
108
>
108
Libri e periodici
europeo, soprattutto romana, che è alla base della finale maturazione sul piano umano e politico. In Italia già a conoscevano questa esperienza e questa maturazione altra verso il volume di Emma Detti {Margaret Fuller Ossoti e i suoi corrispondenti, Firenze, 1942), di eoi il Deiss ripercorre le tappe fondamentali. La prima è la costruzione talvolta artificiosa ed esteriore della sua personalità nel quadro culturale e spi* rituale, religioso e politico della regione natale, ila Nuova Inghilterra, con il fardello di erudizione classica, di religione puritana, di disciplina intellettuale e dà impegno utilitaristico, vivificati da una sensibilità romantica e 'da una fede quasi religiosa nel progresso dell'umanità. Varie anche le esperienze, tra eoa quella, particolarmente importante anche se passeggera, del trascendentalismo, affrontate, e varie le battaglie tra cui quella, particolarmente clamorosa, per l'emancipazione delle donne. Una intellettuale impegnata > si direbbe oggi, con una punta eccessiva di cerebralismo e di aggressività, temperata da ini intimo travaglio di incertezza e di solitudine, da un profondo spirito di dedizione e di sacrificio. Arrivò in Europa nel 1847, nominata corrispondente del A'eic York Tribune, con interessi di tipo prettamente intellettuale ed erudito attratta dai suoi miti classici e culturali, ma in Inghilterra, in Francia, in Italia cominciò subito a prendere coscienza della attuale realtà, diversa dimensione di vita e della esistenza di una vivace lotta politica. Fra i suoi numerosi nuovi amici, due soprattutto influirono su dì lei, Mazzini e Mickicwicz, 1 primo non solo aprendole larghi orizzonti politici, ma interessandola alla partecipazione diretta al movimento liberale e nazionale italiano, il secondo aiutandola, su un piano più personale e umano, a liberarsi dalla scorie di una giovanile formazione che le impedivano libertà e spontaneità di vita. Roma, l'inquieta Roma di quegli anni, fece il resto su tutti e due i piani della trasformazione, quello politico e quello umano. Appena vi arrivò, la scrittrice non se ne seppe piò distaccare: tutto la affascinava, anche le contraddizioni della complessa città, sensuale e spirituale al tempo stesso, pagana e cattolica, abbandonata ai richiami della natura e tesa alla ricerca di Dio, ripiegata sulla propria interiorità e impetuosa nella vitalità esteriore. I was intoricated lo he herei, scriveva, di vivere una esperienza che le permetteva dì raggiungere una sorta di passive, cbiìdlike well-being . Conobbe il marchese Ossoli, ebbe un figlio, ei sposò, ma quelli erano anni di battaglie politiche ed essa vi si dedicò completamente, condividendo gin orientamenti dello schieramento progressista più radicale: lotta non solo al potere temporale, ma al Papato e alla Chiesa cattolica, per la conquista della libertà e della democrazia, in cui essa, con una visione mazziniana, vedeva il riscatto anche sociale della massa più misera della popolazione.
A differenza della Detti, Dcdss insiste sulla vita privata e sulle vicende personali della Fuller, quasi a considerarle base prima della trasformazione anche ideologica e politica. E in realtà, malgrado le sue illustri amicizie, essa non fu mai una attrice importante sulla scena romana, neanche nel 1849; anche come spettatrice rivela angoli di visuale ristretta, quelli dell'uomo comune, dell'uomo della strada. Le sue osservazioni di giornalista spesso non nascono da informazioni precise e da valutazioni maturate: vede molto chiaro, ad esempio, al contrario della massa entusiasta, nelle incertezze e nelle contraddizioni di Pio IX, di cui ìndica l'ambigua azione e il prevedibile fallimento (e uguale sarà il giudizio sull'altro osannato sovrano, Carlo Alberto), ma le sue Incide aspettative nascono dalla diffidenza dì una avversione politica; uguali non le ritroveremo nelle corrispondenze del '49, in un periodo altrettanto difficile di contraddizioni e di oscurità, che la vide partecipe con uno spirito di fiduciosa e ottimistica illusione.
Più della documentazione che ne può scaturire sulle importanti vicende di cui la Fuller fu spettatrice, interessa in questo volume la sua esperienza umana, individuale, soprattutto se di essa d si serve per affrontare quella collettiva, corale, di una folla, protagonista e travolta al tempo stesso, l'ureo delle sue conoscenze e delle 6ue esperienze, dei suoi sentimenti e delle sue reazioni, Di questa massa, in un umile lavoro di ospedale, la scrittrice condì vite anche le sofferenze finali dell'assedio: partì da Roma vinta e rattristata, mn non disillusa, pronta a ritornare negli Stati Uniti con un nuovo bagaglio di Idee che l'esperienza diretta di problemi e di vita le aveva far-