Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <119>
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MM e-- periadici 119
radicali, e dei democratici in genere, contro l'Unione Elettorale Cattolica Italiani e le alleanze di destra (p. 28). L'esempio di maggiore rilievo fu rappresentato, a Roma, dalle vicende del I collegio, la questo, la battaglia elettorale, e per la personalità dei singoli candidati e, soprattutto, per gli schieramenti politici che li sostenevano, ebbe risonanza su scala nazionale. Per Tono o per l'altro di quel candidata, presero posizione non solo i giornali della capitale, bensì tutti i maggiori fogli italiani dell'epoca dal Cor­riere detta Sera di L. Albertina al giolitfjano La Stampa, alla Rassegna nazionale organo dei concàliatoristà fiorentini , al bolognese II Resto del Carlino, al Mattino di Napoli, all'Ora di Palermo. A Scipione Borghese, candidato del Blocco , che sotto il comune denominatore dell'anticlericalismo ed in nome di una politica democratica, aperta alle istanze sociali, riuniva la sinistra liberale più legata alla eredità laica del Risorgimento, i radicala ed i socialista riformisti, lanciarono la sfida da una parte Anto-nano Caropanozzi, il rappresentante dei socialisti rivoluzionari dell'* Unione Socialista Romana e dall'altra Luigi Federzoni, a capo di un 'Cartello di destra , nel quale i liberal-conservatori finivano per essere in balia dei cattolici disponibili a qualsiasi alleanza, purché fosse debellato il Blocco e con esso la Massoneria e dei naziona­listi dell'ANI. Per quanto da poco tempo si fossero data un'organizzazione partitica, ma già disponendo di una stampa molto ben organizzata, furono proprio i nazionalisti a tenere la scena per tutta Li campagna elettorale, dando prova di estrema spregiudica* tezza e versatilità > (p. 45). Rinunciando ad ogni pregiudiziale laico-liberale e facendo ampie dichiarazioni di anti-massonismo , si accaparrarono l'appoggio dei cattolici (p. 39) ; ai liberali moderati li univa una aperta ostilità non solo all'Estrema Sinistra, ma ugualmente alla Sinistra temperata (p. 38) ; infine, con una reinterpretazione in chiave nazionalistica del Risorgimento, seppero attirarsi vaste simpatie nel campo degli irredentisti, facendo passare il loro come un patriottismo aggiornato rispetto a quello risorgi mentale, reso fattivo, capace di incidere sull'Italia moderna (p. 371. Nessuna meraviglia, quindi, se Scipione Borghese, nonostante l'appoggio del Nathan, del Sonnino e del Giolitti, fu sconfitto. A Roma, i due candidati nazionalisti del cartello di destra il Federzoni appunto ed il Medici furono entrambi eletti, a discapito dei candidati del e Blocco , che risultò il vero grande sconfitto. Nell'arroventato bipolarismo tra clericali ed anticlericali, tra < forze dell'ordine e sovversivi , furono i primi ad avere la meglio. Ad oltre einquant'anni di distanza, sembrava una rivincita di Porta Pia. Eppure e qui tocchiamo il file conduttore dell'opera in esame , a trarre il maggior profitto da quella tornata elettorale furono i nazionalisti, i quali già presagi* vano la completa trasformazione del partito liberale in partito nazional-liberale fp. 103). La loro affermazione che, al di là dei confini di Roma, stava a testimoniare tanto la crisi degli equilibri gioii tri ani quanto la definitiva caduta del sogno sonni-mano del grande partito liberale di centro , era il risultato di un progressivo spostamento a destra dell'elettorato, che proprio in quegli anni aveva cominciato a manifestarsi con più evidenza. E l' uomo nuovo , all'indomani della prima consul­tazione a suffragio universale, sarà Antonio Salandra, la cui politica nazionale avrebbe relegato i radicali ed i " democratici " in genere, in una posizione subordinala, mentre attribuiva molta importanza ai buoni rapporti coi cattolici e non guardava con troppo scetticismo fi movimento nazionalista (p. 78).
CABLO VERDUCCI
LBIGI SALVATORELLI, Un cinquantennio di rivolgimenti mondiali 19V4-/97I; Firenze, Le Mounier, 1972, in 8", pp. IX-1236, taw. 128. L. 10.000.
Con tutti i pericoli di schematizzazione semplicistica che le formule rivestono, mi pare che quella di giolittismo storiografico possa applicarsi, con qualche proba­bilità, ad un'opera come quella del Salvatorelli, ben più largamente e comprensivamente dell'ambito di fedeltà costruttiva e critica da lui mantenuta nei confronti dello statista piemontese nella scienza e sulla stampa.
Se infatti il secondare (per adoperare la bella espressione del Valeri), cioè l'aderire plasticamente e sensibilmente alla realtà per intenderla nei suoi motivi prò-