Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <122>
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Libri e periodici
nire il protagonista di queste pagine: e Diplomatico un po' inglese e un po' vene­ziano (...), sensibile ai fatti più. che alle idee, realista con una punta guicoiardininna, e aia pure all'esemplare servizio della Chiesa <n. 25).
Personaggio di statura intellettuale non comune: la nota bio-bi idi grafica ci ti* corda che era nato ad Ussita (Macerata) il 5 maggio 1852 (l'anno di Orioni...), fu ordinato sacerdote il 31 marzo 1877, e incaricato da Pio X, appena eletto papa, di provvedere alla codificazione del diritto canonico: l'operai iniziata il 13 novembre 1904. si con­cluse con la promulgazione del Codex juris canonici del 28 giugno 1917, e a questo il Gasparri (divenuto frattanto cardinale il 16 dicembre 1907) appose una prefazione. e lo corredò di un indice analitico e di sette successivi volumi di Fontes. Già profes­sore di diritto canonico prima nel collegio di Propaganda Fide in Roma e poi (dal 1879 al 1897) alTInstitui Catholiqite di Parigi, fu nominato il 20 aprile 1933 membro dell'Accademia d'Italia per le scienze giuridiche. Il suo nome va perdo meritamente collocato nella schiera dei grandi costruttori di architettare giuridiche, che sono gloria della civiltà europea.
E personaggio politico certamente d'eccezione: delegato apostolico e inviato siraordinario in America Latina (1898-1901), quindi Segretario della Sacra Congrega-none degli Affari ecclesiastici straordinari, infine Segretario di Stato prima di Bene­detto XV (dal 13 ottobre 1914) e poi di Pio XI (dal 6 febbraio 1922); autore e firma­tario degli accordi, che presero il nome di Patti Lateranensi (11 febbraio 1929). Avrebbe potato essere papa Ini stesso: come osserva Cosimo Ceccuti, in una delle sue annotazioni ai brand delle Memorie, che ne accompagnano il testo, ce noto che dai pruni scrutini incerti tutto lasciava prevedere che proprio Gasparri avrebbe otte­nuto la maggioranza (p. 255) al conclave del febbraio 1922, che si concluse con la elezione al soglio pontificio del cardinale Achille Ratti.
Personaggio storico mancato, dunque, nelle dimensioni che pur avrebbe po­tato raggiungere? Si è perplessi a rispondere, giacché bisognerebbe stabilire un diffi­cile confronto fra la sua figura e quella di Pio XI, un pontefice di non poco significato nella storia della Chiesa (come notò fin dal 1939 Luigi Salvatorelli noi suo libro su Pio XI e la sua eredità pontificale). Certe qualità di zelante esecutore, che ebbe il Ga­sparri, pur capace di svolgerle e come erudito e come politico, sembrano assegnarlo con piena rispondenza al ruolo storico, che egli coprì. A leggere queste Memorie, scritte in uno stile curiale, talvolta non privo di unzione (come nel vantare di avere inserito nel suo Memento dei defunti i nomi dei suoi accaniti avversari, i cardinali De Lai e Merry del Val) (p. 272), Li personalità dell'autore appare, per la verità, tipicamente segretariale piuttosto che pontificale. Chi conosce gli uomini adatti a primeg­giare, sa che essi sono fatti di una stoffa diversa, anche se la sartoria della storia se ne serve per un taglio striminzito; in loro c'è qualcosa che li caratterizza, ed è la magna­nimità, intesa come passione della grandezza, che supera il livello dei comuni senti­menti e risentimenti. Sotto il profilo della vita emotiva, che è una componente essen­ziale dell'uomo di comando, anche se si fa chiamare seruus servorum Dei, Gasparri appare mediocremente dotato, rispetto a quei pontefici, a cui egli fu così vicino, a cominciare dall'umanista Leone XIII. Il quale, come si racconta in queste Memorie, era sempre stato un dilettante appassionato del puro latino; nel tiratoio del piccolo tavolino che teneva dinanzi a sé nelle udienze, aveva le odi di Orazio in un piccolo volume (...) e fra una e l'altra udienza lo prendeva e ne leggeva con piacere qualche strofa (p. 89). Questa appassionata tenacia amoroso, e sia pure di un amor imellec-tualis, per un poeta pagano ed epicureo da parte di un papa del XIX. secolo, è un tratto indicativo di tutto un temperamento.
Come ricorda Spadolini all'inizio stesso delle sue pagine, Gasparri venne definito da mona, Giuseppe De Luca il Gioititi della Chiesa, uomo di grande mestiere, ma mestiere. Definizione abile e capziosa, ma che va presa e considerata per quella che è: una metafora, suggerita dall'occasione, o meglio dalla coincidenza storica. Gioii Ma fu ben più che e un uomo di grande mestiere, come pure apparve a molti suoi con­temporanei; e credo che nessuno ce l'abbia spiegato meglio dello stesso Spadolini nei suoi libri e saggi dedicati a Giolitli, e special mellite in quello dedicato ai rapporti