Rassegna storica del Risorgimento

BIBLIOTECHE ; ROMA
anno <1920>   pagina <122>
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BIBLIOGRAFIA
Quali fossero le convinzioni politiche del Berti Pichat, almeno lino al 1848, risulta in modo palese da queste lettere. Fu egli repubblicano, ma non alla Mazzini, sì bene a me di' rqnei vecchi bolognesi che, memori della secolare autonomia, di cui godette la loro città nel medio evo, la volevano anche nel secolo xix libera ed indipendente all'ombra della suprema potestà pontifìcia. Tenendo presente tutto ciò, si spiega perchè nel '48 il Berti Fieliat non sentisse simpatia, anzi, dirò meglio, nutrisse eccessiva diffidenza per Carlo Alberto, e s'intende .anche, in parte per quelle idee, e in parte per l'ineguale trattamento, che, a quanto sembra, il governo veneziano usò ai volontari bolognesi in con­fronto degli altri ; s'intende dico perchè egli non si dimostrasse troppo entusiasta né del Manin, né della sua politica. Ma una nobile passione animò il Berti Pichat,. e le sue lettere ne fanno fede, una passione, che trascendeva le mura della sua turrita città, la passione dell'Italia, che gli fece odiare Io straniero, che lo spinse ad esporre più volte la vita per la libertà di "Venezia, e che lo indusse infine, fallita la splendida prova, ad abbandonare i vecchi ideali comunali e guelfi e ad accettare con sincera convinzione la monarchia dei tempi nuovi.
Più espansivo, più impulsivo, più. rumoroso, se si vuole, che non fosse il Berti Pichat, appare da queste lettere .Augusto Aglebert suo fratello di madre, nato parimente a Bologna il 24 settembre 1810. Anch'egli collaborò al Felsineo ed sdì'Italiano, e nel marzo del '48 col. grado di capitano della guardia civica si recò nella vicina Modena per attrarla nell'orbita della fòluzione. bell'aprile successivo, inviato dal Durando, come si è detto, parti per Venezia, da dove diresse mol­tissime lettere alla cognata, la .contessa Massari, importanti non solo per le notizie ed i giudizi i che contengono, ma più ancora come indice dei varii stati d'animo attraverso i quali egli passò nell'avventuroso 1848. Augusto Aglebert, come Carlo Berti Pichat, come tanti altri, partecipò in misura forse maggiore de non il fratello alle facili illusioni di quell'anno. La rapidità con cui si successero avvenimenti, ritenuti prima di allora impossibili ad avverarsi, sconvolse il suo spirito, facendogli immaginare come fàcilmente realizzabili cose assai, difficili e forse mai conseguibili. J?.u im'illusione deU'Aglebert e di non pochi élM Quella che Pio IX si fosse deciso a ftì36lere; iiolutament per il sentiero, della libertà e dell'indipendenzà> Fu un'illusione anche più gravéfè comune a moltissimi, quella che si potessero vincere in un batter d'occhio gli Austrìaci e'atletzky. Ne l'allocuzione pontificia del! aprile, oìin ferità sui Berti Pichat foce l'effetto di una doccia