Rassegna storica del Risorgimento

BANCA ROMANA STORIA 1889-1895; BANCHE
anno <1973>   pagina <427>
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A ottantanni dalla Banca Romana
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Nasi (e non si trascurino le ingerenze di Finali presidente della Corte dei Conti) furono essi a far crollare clamorosamente la montatura crispina, fino a quella cassazione senza rinvio del decreto della sezione d'accusa, ispirata ad una let­tura libéralissima dello Statuto, firmata precisamente da Canonico, ed emanata il 23 aprile, ad un mese dalle elezioni generali, mentre s'infittivano i richiami alla legge da parte dei conservatori ( Giammai, dacché esiste il regno d'Italia, fu così flagrantemente trasgredito lo Statuto aveva dichiarato il 16 aprile Co* lombo a Milano), quella cassazione, dicevamo, che segna la liquidazione del pro­cesso per confondersi nel gran mare della questione morale.1)
Di quest'ultima l'A. tratteggia una conveniente ricostruzione, respingendo l'ipoteca moralistica tuttora durissima a morire nel Novacco, ma forzando poi forse un pò* i temi quando parla di obiettiva convergenza tra Giolitti e Ca­vallotti già nel dicembre 1894, mentre indubbiamente questa convergenza, auspici sempre Canonico e Rosano, vi è nel luglio 1895 tra Giolitti, larghi am­bienti del Senato ed il salotto Depretis > (Saracco) per investire la Camera della decisione sui processi e mettere così Caspi, che è sfuggito alla men peg­gio alla questione morale, definitivamente con le spalle al muro (Badi il ma­gistrato a quello che fa aveva dovuto scrivere invece il Secolo il 20 luglio a proposito della denunzia Cavallotti, che Crispi avrebbe fatto cadere ben più agevolmente nel nulla).
Si tratta di una coalizione che si riproduce nel dicembre alla Camera, in ima situazione esasperata da Amba Alagi ben più che non da vicissitudini giu­diziarie atte a far scricchiolare un sistema già sconquassato da ben altre tem­peste, e che riesce a pervenire ad un passo dalla vittoria con le proposte di Galimberti e Gianrurco (gli uomini di governo che avrebbero sanzionato l'ap­poggio giolittiano al ministero Rudinì) per l'inchiesta parlamentare che avrebbe fatto saltare la già rappezzatissima maggioranza, dilacerata tra l'estremismo for­caiolo di Cambray Digny (l'uomo del '98 fiorentino!) ed il possibilismo asso­lutorio del Torraca, che riesce a spuntarla in attesa dell'esito delle armi.
H Parlamento, insomma, una volta che* con sintomatica divergenza, ma obiettiva comunanza di risultato, la magistratura ha rifiutato sia di condannare Giolitti, sia di ascoltare Cavallotti, unificando e politicizzando al massimo en­trambe le vicende, il Parlamento, dicevamo, non è in grado di andare sostan­zialmente oltre la relazione dei Sette, e questi atti interni della classe diri* gente post-risorgimentale s'insabbiano dinanzi al tecnicismo bancario ed alle decisioni militari senza che da parte socialista o cattolica si ponga un'effettiva alternativa di società, di gestione della cosa pubblica, che superi le secche troppo facili della denunzia e del moralismo, riuscendo a fare a meno dell'in­tervento demiurgico > di Giolitti.
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II secondo volume, come s'è detto, comprende i verbali degli uffici e della commissione por l'esame della riforma bancaria (dal 24 marzo all'8 luglio 1893) nonché il testo del plico Giolitti.
I) Vedi le dichiarazioni dottorali di Giuseppe Colombo sulla Perseverante 18 aprile 1895.