Rassegna storica del Risorgimento

BANCA ROMANA STORIA 1889-1895; BANCHE
anno <1973>   pagina <430>
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430 Raffaele Colapietra
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L'edizione per la prima volta integrale del plico Gioliti!, con la sua minac­ciosa insistenza circa la luce non bella che sembra gravare un po' su tutta l'atmosfera politica nazionale, non presenta viceversa sostanziali novità di rilievo.
Varrebbe semmai la pena d'indagare la destinazione delle centoventimila lire ad Adriano Lemmi nella primavera 1889 (l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno e l'esposizione universale di Parigi non erano soltanto avve­nimenti artistici e commerciali, com'è ben noto) o anche quella delle grossis-sime operazioni di Nicotera all'indomani del suo ritorno a palazzo Braschi.
Giova nel frattempo notare che il plico documenta i contatti tra Tanlongo e Gui (il candidato vincitore di Bonghi nel collegio di Anagni) mentre le spe­culazioni boni Beatrici di Menotti Garibaldi nell'Agro Romano (con connesse sovvenzioni alle leghe bracciantili romagnole che vi facevano emigrare i loro soci) e di Augusto Elia nelle isole Tremiti meriterebbero uno studio particolare.
Seguono le lettere di Tanlongo dal carcere, molto interessanti per la cri­tica retrospettiva alla legge Minghetti-Finali 30 aprile 1874 che confermava il privilegio d'emissione contro le prospettive incondizionatamente liberali care al Sella, al Credito Italiano, alla Banca Nazionale, ed allo stesso Tanlongo, che allo statista di Biella le avrebbe riproposte nel 1880, alla vigilia del suo inca­rico ministeriale, naufragato, com'è ben noto, per un insieme di circostanze tra le quali il problema bancario non aveva certo l'ultimo posto (Nicotera era in pectore il partner della combinazione).
Gli istituti d'emissione per le condizioni d'Italia erano la vita della na­zione acciò sviluppasse con energia ogni specie di lavoro per l'aumento dei pro­dotti nazionali scrive Tanlongo in riferimento agli ultimissimi anni di vita del Sella, con una precisazione preziosa circa l'impostazione produttivistica ed industrialistica dello statista di Biella sullo scorcio degli anni ottanta, atta a distinguersi così dall'organicismo trasformista di Minghetti come dallo stata­lismo fine a se stesso della Destra dissidente.
Ma anche per gli anni successivi la testimonianza di Tanlongo è illumi­nante ed a suo modo autorevole, l'assunzione di De Zerbi, ad esempio, all'in­domani delle convenzioni ferroviarie del 1885 (per cui tutto l'atteggiamento del Piccolo, ed il colonialismo, e la retorica del bagno di sangue , andrebbero rivisti sotto l'ottica condizionante dei tre milioni di palazzo LanceUotti), l'Ales­sandro Narducci imprenditore in grande dei lavoratori delle paludi pontine lungo una decina di stagioni agricole pessime che si sono succedute ininterrot­tamente inglobando la cosiddetta crisi agraria, il credito fondiario della Banca Nazionale quale precedente immediato e determinante della crisi edilizia del 1887 (i molti ruderi di fabbricazione che costellano tristemente tutto il t fuori porta romano), ed ancor prima i contatti con Vittorio Emanuele H per l'acquisto di Castel Porziano e il foraggio delle scuderie ed i duemila ettari, un decimo dei quali a bosco, oltre l'Anione, fuori Porta Pia, tutto un viluppo di politica locale romana, in cui l'Agro ed i mercanti di campagna, dal Tittoni all'abruzzese Berardi, hanno un loro posto ragguardevolissimo, che non si può però scompagnare dalla figura grandeggiente di Quintino Sella e delle sue idee particolarissime circa la funzione della terza Roma .
Il plico Gi oli Iti si chiude con documenti che confermano come fin dal febbraio 1893 Gioitttl sì studiasse di documentarsi e di salvaguardarsi nei con­fronti di Cri spi, o con la corrispondenza concernente le trattative per le con-