Rassegna storica del Risorgimento
BANCA ROMANA STORIA 1889-1895; BANCHE
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1973
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A ottantanni dalla Banca Romana
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venagioni bancarie del gennaio 1893, corrispondenza in coi eloquentemente torreggia la personalità del Tanlongo che ricorda le grandi idee e le grandi vedute di Carlo Bombrini ,*)
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Il terzo volume si apre con la relazione di Gustavo Biagini, il famoso funzionario del Tesoro che nell'agosto 1889, ministro Giolitti, era stato incaricato di collaborare per la Banca Romana all'ispezione affidata al senatore Alvisi, di concerto con Antonio Monzilli, il ben più autorevole dirigente dell'Agricoltura (ministro Miceli) le cui conclusioni minimizzanti e sdrammatizzanti significa-tivamente divergono (ecco la necessità di studiare la politica economica calabrese!) da quelle allarmai issime del Biagini.
I moltissimi giorni occorsi per penetrare nei misteri del portafoglio , il sussidio ingentis8Ìmo alla banca popolare cooperativa di Padova (Luzzatti?), l'arbitrio incontrollato del governatore Tanlongo in materia di conti correnti, la mancata esigibilità di quasi tutte le partite, l'affastellamento nella conservazione materiale degli effetti, la destinazione del portafoglio alla speculazione più che al commercio, l'attivo mal sicuro rigurgitante nei crediti, tutto ciò non è che la manifestazione più vistosa della materia da codice penale che il Biagini aveva riscontrato nella Banca Romana, secondo l'espressione attribuita al Giolitti, suo superiore diretto, e da questi indirettamente e malamente, come ormai ha dimostrato l'A., più volte smentita.
Segue la vera e propria relazione Alvisi 2 dicembre 1889, tutta polemicamente e dottrinariamente incentrata (donde la spiegazione del passaggio di mano all'ambiente intransigente dei Wbllemborg e dei Pantaleoni) sulla assoluta necessità di una radicele riforma che tolga interamente la facoltà di battere moneta falsa (sic!) agli istituti privati, donde la conseguenza della restrizione ad una sola banca del diritto d'emissione (le idee di Sonnino) con abolizione dell'obbligo della riscontrata da parte dei banchi meridionali.
Ma la relazione Alvisi, al di là del suo arcigno antiregionalismo, meriterebbe d'essere posta sotto gli occhi dei recenti apologeti indiscriminati del protezionismo degli anni ottanta allorché denunzia le convenzioni ferroviarie e le sovvenzioni industriali come espedienti dei nostri ministri per far rientrare le banche nei loro crediti improvvidamente concessi e conservare agli specula* tori gli utili indebitamente percetii rifacendosi in proposito all'autorità non sospetta dei Gioliti! e dei Miceli, ministri in carica, quando, in una relazione ufficiale, stigmatizzavano hi conseguita strapotenza delle banche, capaci di far nascere artificialmente bisogni esagerati e minacce di crisi, per ottenere un consenso a coi il governo si sarebbe difficilmente prestato (e tutto ciò quantunque la conclusione dell'Ai visi, ispirata ad un dottrinarismo aprioristico come quello del Ferrara, sia innegabilmente piuttosto deludente, emissione di Stato ma pluralità e libertà delle banche).
Ed eccoci alla relazione Monzilli, l'uomo del cuore di Miceli, ed indirettamente di Giolitti, con quella descrizione patriarcale e casalinga della Banca Romana con quel sorriso benigno sulla forma molto elementare onde si effettuano le registrazioni, con quella sfilata provvidenzialistica dei grossi mono-
') L'espressione è dell'avvocato Gian Carlo Darteo, futuro deputato, da non confondersi eoi sottosegretario e ministro Edoardo.