Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
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1973
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442
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442 Claudia Minciotti
vicende nell'atmosfera dei paesi in cui si ferma: ma, forse, viaggia proprio per dimenticare e per operare una frattura con il passalo.
H 1817 è Tanno che segna il suo reinserimento nella nuova vita che si era venuta a creare in Perugia dopo la restaurazione, un reìnserimento tranquillo e pacifico nel clima consalviano. Ha quasi cinquantanni e dà ora l'impressione di essere un uomo stanco, desideroso di non farsi più notare. Lo stesso anno segna anche un'altra importante tappa della sua vita-: ili matrimonio. La famiglia è sul punto di estinguersi, in quanto Giacomo, l'unico dei fratelli ammogliato, non ha avuto figli. Inoltre i fratelli, forse per meglio convincerlo a questo passo, stabiliscono di donargli la loro parte di eredità, in modo che il patrimonio familiare, unificatosi, ne risulti notevolmente rafforzato (Parte amministrativa* B. 17, XDC; B. 31. I). La scelta definitiva della sposa, dopo vari tentativi, cade su Tommasa Oddi-Baglioni, figlia di Alessandro e Caterina degli Oddi, di ventitré anni più giovane di Fabio e con la cospicua dote di 10.000 scudi (Parte amministratìva, B. 11,1, ce. 36-42: B. 17, XIX; B. 19, X): ancora un successo nella lunga politica matrimoniale della famiglia Danzetta. Il matrimonio, celebrato il 31 agosto 1818, raggiunge ben presto lo scopo prefisso, visto che da esso nascono ben cinque figli: Nìccola, Giuseppe, Pompeo, Cesare e Chiarina.
Vastissima è la documentazione per l'ultimo periodo della vita di Fabio: essa è contenuta soprattutto nella Parte amministrativa, ma ci dimostra solo come sua cura principale fosse ormai quella dell'amministrazione del florido patrimonio familiare (B. 11,1-HI-IV-XI-XH; B. 12, V-YI-VII-IX; B. 13, X-XII-XXXIV; B. 14, HI-IY-X-XI; B. 16, I-H; B. 18, VI-VH-LX; B. 19, IH-VI-XI; B. 26, II; B. 29, II; B, 3.7, IILIV) e di alcuni istituti perugini, come il Collegio Pio (B. 13, II), il Monte Consolino e il Monte di Pietà (B. 13, III), la Congregazione Maltempi (B. 13, IX), l'Accademia Filarmonica (B. 13, XXXII), la Confraternita di S. Francesco (B. 18,1) e il Sodalizio di S. Martino (B. 13, XI; B. 19,1; B. 38, II).
Si giunge così alla rivoluzione del 1831, la nuova, violenta crisi che sconvolge quella parvenza d'ordine duramente acquisita dallo Stato pontificio. Questa volta, però, il nome di Fabio non compare tra quello dei rivoltosi e cosi, allo spegnersi dei moti, egli vede premiato il suo atteggiamento: è designato barone da papa Gregorio XVI (Lettere diverse, B. 24, lettera a Fabio di Wenceslao PezzoUi, Sediario di S.S., Roma, 3 giugno 1832). Singolare caso, questo, di chi, mentre rappresenta la prima generazione rivoluzionaria della sua famiglia, riesce altresì a coronarne l'ascesa sociale, ottenendo il tanto sospirato titolo nobiliare. Fabio muore nel marzo del 1837, ma nei figli, che saranno protagonisti delle successive lotte contro il governo dei papi, continuerà a vivere a frutti* ficare l'esempio e l'insegnamento del vecchio repubblicano del 1798.
Non altrettanto vasto ed abbondante come per il periodo precedente è il materiale che illustra la vita dei figli di Fabio Danzetta: Niccola (n. 1820), Giuseppe (n. 1822), Pompeo (n. 1824) e Cesare (n. 1829); di Chiarina, l'unica figlia avuta da Fabio, morta in tenera età nel 1834, non resta altro che la nota delle Spese occorse per il funere della Sign.na Chiara Danzetta , compilata dallo stesso padre (Parte amministrativa B. 13, XIX).
Non abbiamo molti documenti sulla loro formazione e sul primo inseri' mento nel mondo economico, culturale, politico cittadino: sappiamo solo che tutti i fratelli ricevettero la loro istruzione al Collegio Pio della Sapienza, in cui veniva impartita una preparazione di élite* tradizionale, di tipo erudito, per cui non è facile riuscire ad individuare le radici culturali e sociali della loro fede politica; sappiamo inoltre che ricoprirono le solite cariche riservate al loro