Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
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1973
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Le carte Donzella
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neutralità assunta nella guerra italiana. Il 17 giugno Niccola parte per esporre la critica situazione della città al Cavour, a Torino (il viaggio diede adito a di* verse interpretazioni e riserve sulla sua condotta avanzate, all'indomani della caduta di Perugia, da alcuni membri dello stesso Governo provvisorio); egli è ancora in viaggio, quando le truppe pontificie sopraffanno la resistenza della città. U 21 Danzetta giunge a Torino e, anche se le notizie della capitolazione di Perugia annullano lo scopo principale della sua missione, si reca subito presso Cavour. A Firenze egli poi incontra Guardabassi, Faina e Berardi, che erano appena sfuggiti dalla reazione delle truppe pontificie. Niccola lascia la capitale toscana raggiungendo Arezzo, per riallacciare i contatti con i liberali rimasti nel capoluogo umbro. La mancanza di documenti nel Fondo Danzetta rende inutile una nostra trattazione di tali momenti e di tale attività, lungamente e dettagliatamente esposte nella più volte citata opera di R. Ugolini e nel saggio, anch'esso citato, di F. Mazzpnis, in cui è indicazione della ricca pubblicistica.
L'ingresso dei Piemontesi in Perugia, nel settembre 1860, segna per tutti i liberali esuli il ritorno in patria, ma per i moderati è anche la definitiva affermazione sul piano politico; essi costituiscono infatti la nuova classe dirigente, della quale entra subito a far parte Niccola Danzetta. Diventa membro della commissione comunale provvisoria di Perugia con funzione di gonfaloniere >, carica che conserva fino alla primavera del '61. H nuovo incarico fa di Ini il primo cittadino di Perugia, quasi un riconoscimento ufficiale, da parte piemontese, del suo ormai solido prestigio politico. 11 Fondo Danzetta non è molto ricco di documenti sull'attività politica di Niccola dopo l'Unità, ') rappresentata quasi esclusivamente da una serie di lettere inviate alla moglie Vittoria da Torino (Lettere per nominativi, B. 22) in seguito alla sua elezione a deputato (nel 1861), unica base per una valutazione delle sue idee e della sua opera. Egli, qualche giorno dopo la proclamazione del Regno d'Italia, così scrive: ... Avrai già saputo che anche la fortezza di Civitella del Tronto è stata presa, e cosi è terminata del tutto la Guerra Civile, e, dovendo un giorno combattere l'Austria, non avremo nemici alle spalle (poiché Roma pure sarà presto con noi, appena ricostituito il Ministero) se pure non ce li formiamo con le discordie nostre col Mazzinianesimo che lavora dappertutto, ma in specie nelle due Sicilie, interpellandosi i suoi agenti (veri Gesuitoni) e col nome di Garibaldi o con quello delle Società Operaie o con simili impostare... (lettera del 21 marzo 1861). Proprio per queste sue convinzioni, critica aspramente il comportamento del Pepoli: ...certo è assai vergognoso, che chi si pregia aver sentimenti italiani, possa in questi momenti farsi centro di una ridicola opposizione, che però è sempre d'incaglio profittando della inesperienza e della buona fede di alcuni dei nuovi deputati per accodarseli al suo seguito, appoggiandosi pure all'estrema sinistra > (lettera del 23 marzo 1861).
Durante il ministero Cavour e quello di Ricasoli, il Danzetta appoggia sempre la politica governativa; il 20 aprile, a conclusione del dibattito sull'esercito meridionale, che vide lo scontro diretto tra Cavour e Garibaldi, vota l'ordine del giorno presentato da Ricasoli e accettato dal governo, dopo dubbi ed incertezze che troviamo espressi in una lettera, scritta alla moglie nello atesso giorno. Le stesse preoccupazioni lo inducono a votare contro l'accettazione delle dimissioni
') Vedi, al proposito, il giù citalo Roggio di F. BAHTOCCIISI, La lotto politica in Umbria dopo l'Unità.