Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno <1973>   pagina <450>
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Claudia Minciotti
date da Garibaldi sul finire del 1864: Sono breve perché assai funestato dal-l'accettazione che la Camera ha data alla dimissione di Garibaldi io, che certo non sono garibaldino, ho votato per la non accettazione Bixio ha parlato da vero patriota purtroppo non è stato ascoltato!... La Camera, non accettando le dimissioni di Garibaldi, rendeva impossibile nel paese l'agitazione che ora comincerà sopra vastissima scala oh che grave errore è stato com­messo! ... (lettera del 7 dicembre 1864).
Interessante è anche la lettera del 4 maggio '61 (sempre nella B. 22 delle Lettere per nominativi, alla moglie), dopo l'approvazione della legge con cui sì stabiliva che dovesse essere celebrata nella prima domenica di giugno la festa dell'unità d'Italia e dello Statuto, in quanto in essa è espressa la sua ade­sione alla formula cavo uri aria della Libera Chiesa in Libero Stato . Dei primi del "62 sono alcune considerazioni sulla situazione internazionale del momento (Lettere per nominativi, B. 22) : in esse Niccola appare animato da grande fiducia ed ottimismo per la soluzione della questione romana, malgrado fossero gli ultimi giorni del ministero Ricasoli, dopo gli insuccèssi diplomatici del novem­bre '61.
Salito al potere Rattazzi, Danzetta, assieme ai moderati di destra facenti capo a G. Lanza, passa all'opposizione, credendo l'attuai Gabinetto per mille e mille ragioni inetto alla trattazione dei grandi interessi del paese, e per con­durli senza gravi scosse alla meta da tutti sospirata (lettera del 16 marzo *62). Opposizione generosa, se, come scrive lo stesso Niccola, nega al Gabinetto la sua fiducia, ma vota le leggi che gli vengono proposte, e che tendono a miglio­rare e unificare sempre più la nostra condizione finanziaria politica ed ammini­strativa; e non solo quelle leggi già presentale dal precedente Ministero, ma quelle pur'anco presentate dall'attuale... (lettera del 27 marzo '62, che prosegue con un interessante commento sulla situazione interna dell'Italia).
Durante la discussione del disegno di legge per l'esercizio provvisorio del bilancio per il 2 semestre del '62, Danzetta si stacca da molti dei suoi amici di parte per votare a favore del governo, ritenendo che il paese non voglia ora una crisi, poiché questa sarebbe stata fatale, e più di questa il probabile sciogli­mento della Camera (lettera del 27 giugno '62).
Sotto il governo Rattazzi la vita italiana veniva funestata dagli episodi di Sarnico e Aspromonte: essi confermano Danzetta nei suoi giudizi circa l'ineffiV eienza di quel ministero ed il pericolo costituito da Garibaldi (lettere del 4 e 8 agosto '62). Travolto SI ministero Rattazzi, i gruppi consorti di Toscana, Emilia e Lombardia ritornano al potere e di loro il Danzetta dice: Sono lutti uomini di gran merito, e nella propria rispettiva materia assai competenti sembra che generalmente soddisfi qui almeno la pubblica opinione si pronuncia assai in suo favore, e certo non so vedere in Italia altri uomini, che possano stargli a confronto... (lettera dellMl dicembre '62).
Tra il marzo ed il giugno del '61 il Danzetta si adopera molto per la con­versione hi legge della convenzione del 13 febbraio tra il governo e la Società delle strade ferrate livornesi, per la costruzione della ferrovia Aretina da Firenze per Arezzo e Perugia sino alla congiunzione con la strada ferrata da Roma ad Ancona. La commissione incaricata di esaminare il progetto aveva stabilito che la strada da Arezzo dovesse passare per Borgo S. Sepolcro e Castello, lasciando cosi Perugia priva di ferrovia. Ciò danneggiava non solo gli interessi della città, ma anche quelli di tutta la valle dell'Umbria occidentale e delle, città più popò-