Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno <1973>   pagina <458>
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458 Libri e periodici
del tutto) ma sottolineando poi egregiamente l'origine idéologique della polemica onlize-lante di Raffaello in una Toscana della Restaurazione in cui la Chiesa ufficiale è quanto mai insignificante ( Non si cerca più di cattivare gli uomini, si vogliono sottomettere ), la suo mediacritas antilamennaisìana che conduce ad una valutazione pragmatistica (edu­cativa?) della religione (ma l'influsso antigerarchico, politico e sociale di Lamennais è troppo sottovalutalo), l'irruzione del sansimonismo appunto dopo il 1830, con la stru­mentalizzazione, il sostanziale svuotamento, che Lambruschini vuol compiere (e Lottare petto a petto con questi arditi innovatori dell'umanità e una parola d'ordine tipica-mente lomennaisiana) attraverso una filosofia del pauperismo proletario che apra la strada alla questione sociale demolendo le bardature mistìcheggianti di Enfantìn e tenendo {ermo alla storicità delle religioni e soprattutto del cristianesimo, l'esigenza della cui riforma resta preponderante e radicale in Raffaello anche dopo l'irrigidimento socialmente con­servatore.
Da Lambruschini a Montanelli attraverso Ccntofonti, questa autentica riscoperta delTA., fermo assertore della socialità della religione, di cui l'A. compie una finissima lettura d'inediti, anche, opportunamente, in chiave stilistica ed evocativa, per ribadire la derivazione sansimoniana della sua identificazione pragmatistica tra cristianesimo, morale e politica, che opera potentemente sul Montanelli dell'Antologia e sui progetti giornali-stici pisani (ma L'Educatore del povero diffuso tra i degni figli della beata Toscana , per dirla alla Vieusseux, non sembra proprio costituire una prospettiva più che tradizio­nalisticamente moraleggiante!).
Ed eccoci al Tommaseo etnologo sullo scorcio degli anni trenta, ai suoi commerci culturali fiorentini, al suo populismo educativo (quel parlare un po' sdolcinato di {ra­teili e sorelle anziché di cittadini è tutto un programmai), all'evangelismo in funzione tardosettecentesca di felicità e di utilità pubbliche, a tutto ciò insomma che l'A. prende mollo ottimisticamente addirittura per socialismo cattolico travalicante di gran lunga Lamennais, mentre in realtà la parola d'ordine ingegneresca dei canali e ferrovie con­durrebbe ad un parallelo istruttivo con Cattaneo attraverso l'inevitabile Romagnosi (ma manca sempre il momento economicamente capitale della produzione, e quindi della di­stribuzione della ricchezza l).
L'A. esamina dettagliatamente i rapporti di Tommaseo con Rosmini, Buchcz, La­mennais, ancora una volta con osservazioni eleganti sul profetismo apocalittico che è alle radici di certo stile risorgimentale e tardoromantico, per passare poi ad un'accurata ricostruzione del soggiorno del dalmata a Nantes, dei suoi contatti con la restaurazione domenicana operata da Lacordaire sulla base di un tomismo sansimoneggiante (ma forse soprattutto antigesuitico) per allargarsi poi all'utopia vera e propria, al preproudhonismo di Parma, alla bancocrazia di Corvaja (di cui si mettono acutamente in luce i rap­porti con Ricasoli, ma senza soffermarcisi troppo, mentre questa è l'autentica soluzione politica campagnola collegata con l'affarismo albi Bastogi) ed al suo messianismo piuttosto millantatore e buffonesco, che convive con spunti geniali (il rinnovamento tec­nologico del linguaggio) ma che, ancora una volta, l'A. tende a prendere troppo sul serio, delineando quindi necessariamente nel Quarantotto un abisso orrido immenso in cui sprofondano tutti questi fremiti e palpiti, mentre in realtà esso è la cartina di tor­nasole inesorabile per un conservatorismo velleitario e cristianeggiante che col socialismo nulla ha da spartire.
Ma l'ha indubbiamente con la religione, pur con l'avvertenza, che l'A. stesso esterna nella conclusione, dell'altrettanto innegabile avversione al sansimonismo da parte dei due elementi più coerentemente moderati e spiritual isti ci del gruppo, Rosmini e Cap­poni, sicché le fiammate anticapitalistiche di Mayer (il capitalista e Ridolfi, e la osa non va sottaciuta), U a smania di migliorare n della circolare 1833 del IM urologia, l'etica borghese del lavoro di Lambruschini, tutto ciò è ben povera e paternalistica cosa dinanzi ai fatti , quasi tanti Cisti fornai ohe si coprano col cappuccio di Savonarola, finché viene la ventata del Quarantotto e li scappuccia tutti quanti liberali galantuo­mini e assennati .
RAFFAELE COI.AJ'IETRA