Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
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1973
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460
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460 Libri e periodici I
Ribadita dunque al 4 ottobre 1818 la data di nascita di Francesco (una curiosità: aveva il nome del nonno ma nacque il giorno del santo d'Assisi, ebe Francesco era, in un Mezzogiorno egemonizzato onomasticamente dal taumaturgo di Paola?), accennato acutamente al suo persistente attaccamento al gruppo etnico albanese sino ai giorni della spedizione di Marsala alla rovescia , l'Autore lo segue in seminario, a Palermo, dove il Mostro si trattiene pressoché del lutto oscuramente almeno sette anni, fino al 1834, Sotto la fenda del rettore, lo zio Giuseppe, non ancora asceso a più alte dignità, per poi stringere una amicizia destinata a durare col medico e poeta Vincenzo Navarro, schex-meggiarc polemicamente in testi d'esordio che l'A. ha avuto la ventura di riesaminare, iscriversi all'Università (e qui l'ipotesi delPA. su un prevalente influsso di un rigidissimo legalista come Stefano Di Chiara, in un ambito sempre estremamente caro al Nostro come il diritto pubblico ecclesiastico, ma, appunto, in un ambito classicamente settecentesco, che l'A. tende viceversa di massima a negare) fino alla laurea conseguita nel settembre 1843.
Ma gli anni universitari non sono forieri soltanto per Crispi di vicende burocratiche, che l'A. esamina e commenta con la consueta precisione, bensì del tragico amore per Rosalia D'Angelo, scomparsa immaturamente con ambedue i figlioletti (qui l'A, ha pagine di grande delicatezza, e direi squisitezza, psicologica, che mi sembrano inconfondibilmente siciliane), dell'esordio nel giornalismo (Oreteo maggio 1838) nella veste significa ti vaine ii le comune di proprietario e direttore, dell'insistenza in proposito dovuta soprattutto a quel dissesto economico ed a quel gusto avventuroso e scervellato degli affari che accompagnano il Nostro per lunghissimi anni.
Dalla laurea al concorso per l'alunnato (ed altra grossa vertenza per la nomina o meno al posto effettivamente vinto, quella millanteria insolente così sgradevolmente caratteristica nel volere escludere ogni servizio prestato all'aborrito Borbone, di cui pure si vantano con molta fantasia le frequenti e benevole udienze!) e finalmente al trasferimento a Napoli, all'assiduo e non trascurabile esercizio dell'avvocatura, all'iniziazione cospirativa, per cui disponiamo di basi documentarie fragilissime (ma l'A. persuasivamente conclude per una nuance sostanzialmente moderata, sulla traccia del PoeriO e del Raffaele) fino al fatale gennaio 1848 che segna l'ingresso di Crispi nel vero e proprio risorgimento nazionale (ma sempre con l'accompagnamento di suppliche al Borbone, la cui presunta ispirazione economica non convive bene con vere e proprie sollecitazioni politiche).
Da tutto ciò si deduce che l'atmosfera giovanile su cui si esercitò l'industria polemica cavallotti una per la ce questione morale è realmente assai densa di ombre, e proprio in quell'ambito della speculazione intermediaria, della confidenza di palazzo, un favoreggiamento più o meno mercanteggiato, su cui Cavallotti poggiava i fondamenti del suo appello agli onesti di lutti i partiti
In ambilo più generale, sì pone qui il problema non facile della formazione culturale di Crispi che, contro la communig opimo per una interpretazione tardo-illuministica l'A. tende a valutare in chiave schiettamente romantica (donde la conseguenza dell'apertura siciliana alle grandi correnti della civiltà europea contemporanea).
Mi permetto di dubitarne.
La rigenerazione sociale attraverso la virtù taumaturgica della legge rispecchia quanto meno Filangieri, la poesia che ispira rigidi e virtuosi costumi sembra una scimmiottatura robespierrista, l'istruzione popolare universale è anch'essa un vecchio caposaldo montagnardo, gli inni sacri, col deismo e le declamazioni sulla a eterna giustizili che li ispirano, sono lui l'altro che manzoniani, come tutt'aliro che foscoliano è ti richiamo n'Ho storie quando gli storici si chiamano Gregorio e Palmieri, esprimono cioè la grande tradizione erudita e rifonnatrioe delta Sicilia settecentesca a cui Crispi è sensibilissimo (ni pari della poesia e della musica popolari, del pedagogismo caritativo di certi spunti, dall'appello all'operoso, al reale, ohe sembra richiamare il Leopardi moraleggiante di certe lettere).
Senza dubbio Crispi si iscrive nel filone democratico dell'illuminismo, ma senza che perciò debbano scomodarsi le grandi ombro storicistiche, Vico, che il Nostro non scorge affatto dietro il classico richiamo a Pagano, o Savigny, clic un giovane coetaneo