Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno <1973>   pagina <466>
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Libri e periodici
per Bixio." A distanza eli molti anni il lavoro è stato realizzato da Gaetano Falzonc, vec­chio studioso del Pilo,-) clic ha raccolto quasi quattrocento lettere, tra cui molte inedile di notevole interesse: esse ci consentono di seguire la vita del patriota siciliano dal '48 al­l'eroica morte, e ci permettono un più documentato giudizio non solo sull'attività politica da lui svolta, ma anche sulla sua talvolta sconcertante personalità.
Il Pilo, infatti (lo mette in evidenza il Falzonc nell'ampia Introduzione, ohe costi­tuisce un aggiornalo profilo biografico dell'eroe ed mia sintesi delle vicende della demo­crazia siciliana tra il *49 e la spedizione dei Mille), fu uomo di sensibilità acutissima. Le­gatosi ad una giovane signora della ricca borghesia genovese. Rosetta Borlasca, si tormentò molto per lo scandalo suscitato dal marito di lei (i documenti riguardanti la vertenza caval­leresca sono in appendice), e fu poi portato alla disperazione dalla presunta infedeltà della donna amala, tanto da giungere nel '55-56 a gravi crisi nervose ed a propositi suicidi. Particolari finora non noti, che non investono solo la vita privata, ma fanno dubitare della capacità di autocontrollo del Pilo e dell'opportunità di affidargli compiti delicati, sicché il Falzone pensa che con troppa leggerezza si diede proprio a lui l'incarico di far giungere a Pisacane le armi per la spedizione.
In realtà dal complesso dell'epistolario la crisi appare limitata nel tempo e sanata dalla recuperata stima nella Borlasca; successi vomente la passione amorosa non impedisce al Pilo di recarsi a Malta, a Londra, nell'Italia centrale dopo Vi Ila franca, in Sicilia: come per Mazzini e Pisacane il sentimento del dovere verso la patria è più forte dei legami personali.
La raccolta conferma quanto già si sapeva sulla meticolosità dei Pilo, sulla pignoleria con cui annotava spese, crediti e debiti, sulla cura con cui conservava bigliettinl anche insignificanti: la precisione (e questo distingue le lettere del Pilo da quelle di altri pa­trioti) si manifesta anche nell'attenzione con cui sono riportate Ié idee degli avversari, i motivi di accordi e contrasti, i particolari degli avvenimenti. Dal tentativo dell'emigra­zione siciliana a fine '49 di conservare al governo indipendentista una parvenza di esistenza ed il possesso di denaro ed armi, vìa via fino alla sempre più netta divisione tra moderati e democratici, alla speranza di un nuovo moto europeo originato in Francia, al rafforzarsi della corrente filosabauda dopo 1 '53. alla parentesi murattiana, al tentativo di Pisacane, alla seconda guerra d'indipendenza, alla ripresa dell'iniziativa democratica nel '60. tutto un decennio di storia passa attraverso l'epistolario.
Repubblicano unitario aderente alla linea mazziniana, Rosalino Pilo crede nella forza della rivoluzione, che deve essere preparata da uomini nuovi, er caldi e puri giovani (let­tera al Milo Guggino del 3 dicembre 1850); è propenso alla collaborazione coi repubbli­cani federalisti, perché teme che i contrasti interni indeboliscano la democrazia (leu. a Michele... del luglio 1851), ma respinge la proposta di bandiera neutra e di compromesso con la monarchia sabauda (lett. a Fabrizi del 20 marzo 1854). Tuttavia egli non si illude sulla spontaneità di un movimento insurrezionale e sulla possibilità di vincere senza una adeguata preparazione; Quello che poi mi scoraggia scrive a Fabrizi il 30 maggio 1854 si è che non vedo i nostri amici dell'interno coordinati in partito, e non vedo far testa d'alcuno, vari scrìvono, ma dalle di loro lettere giunteci rilevo che operano coordi­nali a piccoli centri d'amici. Ciò importa che non v'ha conformità di pensamento .
Pilo comprende che senza un grosso successo iniziale non si può sperare di avere l'appoggio del paese, e perciò si duole dei moti combinati ce cosi scioccamente da Maz­zini (lett. a Fabrizi del 20 maggio 1854). A proposito di un calcolo degli uomini che pren­derebbero le armi in Sicilia nel corso della rivoluzione, indicati in dodicimila da un certo Gleso in un colloquio con Garibaldi, egli osserva che neanche approssimativamente si può determinare il numero degli uomini di azione, <r anzi scrive ancora al Fabrizi il 10 lu­glio 1854 - - siamo di opinione clic bisogna distinguere tra il numero di quei ohe faranno il primo movimento, e di quelli che io seguiranno e poi lo continueranno, i primi non
') E. Li mi INO, Rotolino Pila nel Risorgimento italiano, Palermo, 1949, p. 8. *) Cfr. Ira l'altro G. FALZONE, Rosolino Pila, in Archivio storico per la Sicilia. voL IX, 1943.