Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno <1973>   pagina <473>
immagine non disponibile

Libri e periodici
473
muso De Marchi a proposito del quale si combatterà la più grossa e sintomatica battaglio interpretativa del convegno, ed infine alcuni temi risentitamente polemici ed originali che meritano di venir ricordati con attenzione, il carattere urbano (ne riparlerà Lanaro) e subal­terno dell'anlitemporalismo del Volpe rispetto al moderatismo del Cavalletto, il procedere e cauto e circospetto del giovane cattolicesimo militante vicentino (che è la caratteristica ratio politica di tutta la città del Palladio, ed in primis del liberalismo dichiarato), l'ac­cenno all'influsso prevalentemente religioso del Rosmini di cui si discorreva poc'anzi (ma non verrà sviluppato da nessuno), il quesito sulla religiosità di Alessandro Rossi, assai malizioso, perché De Rosa sa benissimo, come gli ricorderà Lanaro con la sua tipica viva­cità, che per Rossi assistenza e beneficenza delincano un paternalismo sociale cattolico del tatto distinto dalla logica del profitto capitalistico (perciò l'incontro tra parrocchia ed in­dustrialismo protetto di cui parla suggestivamente De Rosa è sostanzialmente un'integra­zione, in cui si sa bene a chi competa subordinarsi).
Al discorso di De Rosa, dopo un ammonimento di Giuseppe Mori sull'atipicità vicen­tina del Rossi anche nei confronti dello stesso Veneto (è il solito troncare e sopire vicen­tino alla Reato, che non esclude una funzione emblematica d'avanguardia dell'industriale di Schio) viene delincata una vera e propria alternativa tradizionalistica da parte del Cella, il quale però, quando deve dire la sua, sul 1870 a Padova, a porte una lancia spezzata lodevolmente contro il pericolo della schematizzazione spesso in realtà presente-in De Rosa, si tiene ad una serie alidissima di schede giornalistiche da bollettino circon­dariale, non in grado di far neppure pallidamente intendere che cosa sia stata Porta Pia sulle rive del Bacchiglione (e sì che c'era il Brcda deputato, le cui imminenti specu­lazioni edilizie nella capitale dovrebbero pur significare qualcosa, e cominciare a venir studiate nell'antefatto padovano!).
Sempre in rèplica a De Rosa si allineano poi Aldo Stella, con un primo spunto sul radicalismo evangelico del De Marchi, il Briguglio, che ricorda saviamente come anche i mazziniani, nonché gli antitemporalìstìei cattolici, siano stati egemonizzati nel Veneto dai moderati, e come la polemica liberale contro l'alto clero sia stata condotta esclusivamente sotto l'etichetta (il termine è mio, non di Briguglio, per non escludere qualche perplessità) dclT'austriacandsmo, il Lanaro con l'accennata puntualizzazione nei riguardi del Rossi ed una formula magistrale per giustificarne la strumentalizzazione (ma anche qui il termine cattivo è mio) dell'antitemporalismo (et Un programma di svi­luppo che rifiuta la ulcerazione religiosa perché ha bisogno di trascinarsi dietro tutta la società s), fino alla replica di De Rosa, per ora interlocutoria, in attesa di quella vigo­rosissima per la conclusione del convegno.
Si susseguono intanto le comunicazioni, il Baroncelli nello spirito del vecchio ri-sorgimentalismo (ma opportuno è l'auspicio per uno sfruttamento sistematico delle me­morie vicentine del Formenton), il Giusti che, delineando il tardogiobertismo del Ber­nardi e dello Zenner ( Tirati innanzi dalla nazione siamo battuti da quel clero che si fa sempre più indietro e ci comanda ) e distìnguendolo dal Volpe, di cui documenta atteggiamenti che danno pienamente ragione a Briguglio (la scellerata stoltezza di un episcopato bastardo puttaneggiante con l'Austria e coi Gesuiti), cominciando a sfumare e quasi a contrapporre le posizioni interne ull'ant itcmporulismo, il Lanaro che affronta il problema della partecipazione cattolica allo elezioni amministra Live, diluendolo forse un po' troppo nel tempo (fino al 1889) ma centrandolo opportunamente sul tema della istruzione e ribadendo hi subordinazione ai moderati, il Mantcse che allarga ancora l'ambito cronologico della ricerca, fino alla plenitudo temparum del 20 settembre cri-spino, che i un po' uo ribaltamento di quello di un venticinquennio addietro, con impor­tanti precisazioni non soltanto di dettaglio (parlare di liberalismo di fede cattolica per il Da Schio è una formula felice che può comprendere tutto il moderatismo vicentino,. eliminando l'equivoco del cattolicesimo liberale, il ricondurre l'in transigenza all'Ideolo­gismo di De Lucchi più che al ruralismo degli Scottoli spiega bene hi debolezza del clericalismo vicentino prima e dopo il 1870, così come il conflitto tra alto e basso clero a Bussano illumina di riflessi rosminiani acccntuatissimi il liberalismo di quest'ultimo, la confutazione del a dritto al lavoro do parte di Zanella rispecchio bene il paterna­lismo di Rossi. U ruolo di Ferruccio Macola nella svolta filocrispina di certo cattolicesimo