Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
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1973
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Libri e periodici
moderato s'inserisce bene nella crisi dell'intransigcn tismo e rurale del patriarca Sarto e dei suoi collaboratori trevigiani, e così via).
Alla bella e ricca comunicazione del Man tese, che specialmente per quest'ultimo tema, l'impasse che separa Adua dal Novan tolto, merita adeguato approfondimento (il neoghibellinismo di Rudini non può adattarsi al crispismo cattolico , di tipo vagamente milanese, del sindaco Zileri, e perciò lo fa cadere, tramite un <r destro di vecchia scuola come Bonin Longare, che significativamente soppianta 3 conciliatorismo alla Macola) fa seguito il Reato, ampliando l'accenno al clero bnssancse, inquadrandolo sagacemente nella recessione della tabacchicoltura e nella crisi mezzadrile che colpiscono la valle del Brenta all'indomani del Quarantotto determinando remigrazione verso le zone industriali di Valdagno e di Schio, sottolineando l'ispirazione riformistica rosminiana, piò che genericamente neoguelfa (come era ancora a Vicenza, con don Fogazzaro, don Rossi, e lo stesso Zanella) deiTantitemporalismo dell'abate Malucclli, la cui attività pubblicistica estremamente vivace si esaurisce non a caso nel luglio 1870, quando la battaglia antitem-poralistica assume dimensioni istituzionali e politiche assai più che non religiose od ideologiche, e quando la deputazione di Bassano è abbandonata da un rosivi in in no e manzoniano di esemplare osservanza (e già subito prima ministro col Menabrea, addirittura all'Istruzione) come Emilio Broglio.
MalucelH e Marini, col loro energico impegno squisitamente civile (il primo rivendica a i diritti e i doveri del cittadino sotto la divisa del prete, l'altro prospetta la dottrina delle guarentigie in funzione dell'autorità dello Stato anziché della salvaguardia delle prerogative ecclesiastiche) pervengono indubbiamente al confine tra riformismo religioso r asinini ano e radicalismo democratico lamcnnaisiano, confine che viene francamente varcato dal De Marchi, l'eroe della comunicazione di Aldo Stella, che costituisce la prò autorevole presa di posizione metodologica contro l'impostazione di De Rosa, hi minoranza colta ed attiva che, secondo la tradizione liberale classica, si contrappone all'indiscriminato austriacantismo ed oscurantismo dei clericali, forte delle consuete linfe di siffatta battaglia, il neogiurisdizionalismo alla Sarpi, le sopravvivenze del giuseppismo, il filone giansenistico, e nella consueta prospettiva rivoluzionaria (!?) a cui il Vaticano Secondo ci ha ormai familiarizzato, l'ideale evangelico, l'ecclesìa primitiva, l'amore fraterno, il messianico fervore, e via dicendo, fino a quell'ardita filiazione del modernismo dall'antitcmporalismo radicale che costituisce una innegabile forzatura culturale e poli-ticisiioa dello Stella, e che il convegno, non soltanto per bocca di De Rosa, non ha mostrato di poter condividere, specie attraverso la replica vivacissima di Lanaro, una liquidazione drastica dei lineamenti Ideali dcll'an ti temporalismo veneto, e vicentino in particolare, una sottolineatura energica del suo asfittico respiro sociale urbano in contrapposizione all'ampio afflato europeo neoguelfo di certa sua cultura, un richiamo di sapore vagamente integralistico, ma penetrantissimo, alla a restituzione al clero di un ruolo diretto nella vita sociale come presupposto ed obiettivo dell'intransigenza rurale degli Scottoti sullo sfondo dell'alienazione dell'asse ecclesiastico (di cui si ribadisce quindi la necessità di un'analisi dettagliata, che vada oltre le dimensioni economiche e finanziarie).
Niccolò Rezzara, di cui l'Agazzi traccia un brillante ritratto, diventa così ancora una volta il punto d'arrivo obbligato di tutto il cattolicesimo politico vicentino, l'associazionismo clericale (che non riesce bene a convivere con l'indtistirialiamo alla Rossi, e questo sarebbe da studiare) che sfocia nella a socialità bergamasca, a dimensioni culturali europee che l'Agazzi tratteggia brevemente, ma ohe andrebbe a sua volta approfondita (cori come affinità e divergenze rispetto al persistere di quell'associazionismo alla Giacomo Rumor meriterebbero un esame particolare).
E non ò un caso che al Rezzata si affianchi ancora una volta, su tutl'altra sponda, nelle fini e sensibili pagine del Chiocchi, il Lamportico, come un altro autentico carrefour. questa volta di parte liberale, dove il giobertismo politico e la filosofia rosminiana di