Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno
<
1973
>
pagina
<
479
>
Libri e periodici
479
L'autore parte dai momenti culturali e politici clic donno l'avvìo al risveglio nazionale dei Croati e degli Sloveni: l'illuminismo, la rivoluzione francese e il romanticismo tedesco (Herder naturalmente) in connessione alla politica cen irai izza tri ce e germanizzante di Vienna, contribuiscono alla formazione culturale e ideologica dei precursori dell'idea nazionale slovena e croata, informandone il carattere. La difesa della lingua è la prima proposta di n autodifesa nazionale . che assume via via connotazioni politiche proponendo, accanto alla difesa linguistica, trasformazioni politico-sociali di ispirazione giacobina (Ignat Martinovic, m. 1795).
II Salvi passa poi a definire l'importanza dell'esperienza francese delle Province Illiriche: la politica napoleonica, favorevole alla soddisfazione delle esigenze linguistiche slovene e croate, lascerà notevoli tracce nelle successive formulazioni ideologiche nazionali, he spesso si richiameranno all'IUiria napoleonica.
Con la fine dell'avventura imperiale francese, i movimenti nazionali persero quel carattere razionalisti co-illuminista che li distingueva: il crescente nazionalismo dei popoli egemoni (tedesco e magiaro) comportò per Sloveni e Croati nuovi problemi di autodifesa nazionale , dai anali sorse il movimento per una maggiore collaborazione tra le nazionalità subalterne dell'Austria, e in particolare- tra gli Slavi. Questa nuova prospettiva si palesò nell'azione sud-slava al Congresso di Fraga e durante tutto il periodo rivoluzionario del 1848. Il periodo che va da quell'anno al 1914, vede la progressiva trasformazione ed il passaggio da un programma di autodifesa nazionale od uno di cui appare sempre più evidente la volontà di gettare le basi per la creazione di un nuovo Stato.
Beniamino Salvi illustra con chiarezza hi funzione che ebbero, nella ricerca di nuove forme di partecipazione alla vita politica e nazionale da parte degli Sloveni e dei Croati, prima le <r citalnice (sale di lettura) dove venivano organizzati spettacoli culturali, conferenze e feste all'insegna del sentimento patriottico, poi i labori , imponenti assemblee popolari all'aperto, a la prima vera scuola dei diritti cittadini e nazionali promosse dai giovani sloveni , partito progressista russofilo che al opponeva a quello dei vecchi , conservatore e sostenitore della monarchia asburgica. La formazione di altri partiti tradizionali e della socialdemocrazia slovena e croata, la loro azione politico-nazionale, ci portano ad epoche a noi più vicine, sino alla prima guerra mondiale.
La creazione dello Stato jugoslavo è a noi nota attraverso i lavori di Leo Valiani: tuttavia troviamo qui una più attenta ricostruzione di certi avvenimenti, con riferimento più specifico alla Slovenia e Croazia.
Un ultimo rilievo deve essere fatto a proposito dei prodromi dei contrasti etnici e territoriali tra Italiani e Sloveni per l'Istria e la Dalmazia, le cui avvisaglie si possono cogliere, come mostra il Salvi, negli anni che precedettero la terza guerra di Indipendenza. Già allora non si poterono raggiungere accordi precisi su un'azione comune in vista della guerra e delle conscguenti insurrezioni nazionali tra Garibaldi e alcuni fuorusciti croati, tutti interessati ad una sconfitta della monarchia asburgica, per le comuni rivendicazioni sulla Dalmazia e sull'Istria .
GIUSEPPE RUTTO
Civiltà Cattolica , 1850-1945, Antologia, a cura di GAHHIKI.E DE ROSA, voi. I (Biblioteca di politica e sociologia, 6); S. Giovanni Valdarno, Laudi, 1971, in fl", pp. 455. S.p.
Per conto dell'editore Luciano Laudi e nell'ambito dallo Biblioteca di politica e sociologia che ho già visto la pubblicazione di vari volumi di riviste (Cronache sociulì; Ri-nascila; Sfondo operaio; Critica libarala), assai utile è l'antologia prevista in 4 volumi: 1850-1945 che Gabriele De Rosa ha compiloto della Civiltà Cattòlica, la famoso rivista dei gesuiti che iniziò le pubblicazioni a Napoli sotto la guida di p. Carlo Mario Curai nel 1850, all'indomani della rivoluzione del 11148-49.