Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA FONDO DANZETTA; DANZETTA (FAMIGLIA
anno <1973>   pagina <480>
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Libri e periodici
E l'utilità immediata di tele antologia è indubbia, specie se si tiea conto del fatto che. nel corso di nn secolo, sono usciti della rivista oltre 400 volumi, cosi che si rendeva necessaria una sorta di cr guida per una prima esplorazione circa razione, i problemi trat­tati, le discussioni e le polemiche, ecc. concernenti la Civiltà Cattolica e le sue prese di posizioni, la cultura e lo vita politica e religiosa in Italia dal 1850 in avanti. Il che è particolarmente importante poi per la ricostruzione, compiuta da De Rosa nell'in.-traduzione, delle origini della rivista alla quale si incominciò a pensare ben prima del '48; dal momento in cui, nel '46, si incominciò a studiare lo possibilità di un periodico, diretto da gesuiti, fino alla decisione di Pio IX ed alla stampa del primo fascicolo (6 aprile del 1850), erano state valutate in vario modo e soppesate da gesuiti favorevoli e contrari le difficoltà per rimpianto e la diffusione delle rivista, le eventuali accuse che da differenti parti (liberale o conservatrice) non sarebbero mancate, le finalità religiose ( siamo in do­vere di aiutare per l'anima tutti ), le prevedibili polemiche, ecc. Ma ogni difficoltà venne gradualmente superata, mentre la Civiltà Cattolica si consolidava come gruppo culturale autonomo.
Vi sono due storie della Civiltà Cattolica: ima è quella interna, della sua vita or­ganizzativa e redazionale, non peregrinai, né da mettere via e che ci può dare un'idea del lavoro dei promotori per diffondere la rivista in ogni luogo d'Italia: Tal tra, è la storia culturale della Civiltà Cattolica, delle sue origini e del suo affermarsi come strumento ideo­logico (p. 23). Se a lungo si sofferma il De Rosa, in base a documenti d'archivio, sui pro­blemi di impianto e diffusione della rivista, sulla vita organizzativa e redazionale, sulla circolazione all'estero oltre che negli Stati italiani, sui contrasti con la censura borbonica ecc., indubbiamente altrettanto interessanti sono le pagine che riguardano la figura di p. Cure! (provvisoriamente allontanato dalla rivista dopo la pubblicazione delle Memorie della Civiltà Cattolica nel '54), i problemi di a collaborazione tra i redattori durante il primo decennio, la guerra del '59 e relative implicazioni politiche, i trasferimenti della rivista da Napoli, a Roma, a Firenze e ninne di nuovo a Roma nel 1887. Ma proprio du­rante l'ultima fase romana e poi fiorentina, mentre una nuova generazione di scrittori an­dava sostituendosi alla precedente che aveva fatto della Civiltà Cattolica una rivista origi­nale di pensiero (oltre che uno strumento al servizio degli interessi politici generali e specifici della S. Sede e del Papa ), veniva a mutare la posizione del periodico a causa della mutata realtà storica con la formazione dello Stato unitario, la liberazione di Roma, eco.; per cui i cattolici dovevano provvedere da sé alle proprie difese, dovevano, per cosi dire, combattere il liberalismo non più. solo nel principio, ma anche nel fatto. Le pagine della Civiltà Cattolica si accendono, diventano sempre più violente, a mano a mano che aumenta hi stretta attorno allo Stalo pontificio. Problemi che prima non avevano trovato trattazione o considerazione specifica da porte della rivista, acquistano, con la formazione del Regno d'Italia, e più ancora con la caduta del domìnio temporale dei Papi, un'impor­tanza primaria j> (p. 69): dalla questione elettorale alle prime associazioni cattoliche, dal-rastensionismo al non ex/wdit, albi Rerum Novarum momento nodale del pontificato di Leone XIII, ecc. E proprio il nuovo pontefice, negli ultimi decenni del secolo andava a. tra­sformando a l'intransigenza in Italia, facendone una forza costruttiva e positiva, ricondu­cendo del tutto sotto il suo controllo la Civiltà Cattolica, separandola dal gruppo degli ze­lanti: Leone XIII. non aveva bisogno di un laicato chiuso, di un laicato da trincea, ge­loso della propria purezza messianica: egli voleva un laicato pronto a secondare il suo programma di rcinucrimento della Chiesa nella scena politica e diplomatica del mondo e di adeguamento del cattolicesimo militante, senza compromissione del principi e dello sostanza delle rivendicazioni dello Santa Sede, ai mezzi e agli istituti della società civile moderna. L'obbedienza degli intransigenti era un'obbedienza a una certa idea del Papato, formatasi sotto la spinta della corrente tradizionalista e della scuola margottano. Leone XIII pretese una obbedienza assoluta al Papa, agli atti concreti della sua politica, qualun­que fossero i pareri e le aspirazioni dei sudditi a (p. 87). E tutto ciò meglio si desume