Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1973>   pagina <507>
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Sul mito del Gran Re
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consapevoli falsificazioni e ad armare di intransigenza le forze democra­tiche nel consolidamento delle istituzioni liberali, ben al di là del compro­messo verificatosi nel Risorgimento tra conservazione e rivoluzione, tra fatti conservatori e parole democratiche. *>
Non dunque di 'ima tendenza iconoclastica fine a se stessa si deve parlare a proposito della storiografia salveminiana, quanto piuttosto di un impegno politico, che costituisce il sottofondo della valutazione del presente come del passato; falle le debite proporzioni, potrebbero valere anche per lo storico di Molletta, specie per il mordente polemico, la fortuna pure nel dis­senso, l'atteggiamento critico ecc., eerte motivazioni che il Galante Gar-rone di recente ha riferito a Carlo Tivaroni per le opere sulla Involuzione francese o il Risorgimento italiano.z> Ma riprendiamo il discorso.
Ben maggiori si rivelarono i motivi di contrasto tra Vittorio Emanuele e Cavour nel 1859, allorché vennero a maturazione da un lato le iniziative di accordo con Napoleone IH per dare avvio alla guerra, e dall'altro si precisaro­no meglio i fini della politica francese e nazionale e la diversità di orientamen­to a seguito dello sviluppo degli eventi nell'Italia settentrionale e del centro. Anche a non voler dar troppo credito al contrasto tra Vittorio Emanuele e il Cavour, quando questi riuscì a sventare la minaccia del re (fatta forse per intralciare i piani cavouriani di alleanza dinastica) di sposare la figlia del tamburo maggiore (Rosina VerceUana), è indubbio che questo pericoloso contrasto, nel quale ebbe a inserirsi anche il Rattazzi favorevole al sovrano, avveniva in uno dei momenti più critici della storia piemontese; è indubbio che, una volta scoppiata la guerra, il sovrano quale comandante in capo delle truppe tendeva a svincolarsi sempre dai ministri a civili , giovan­dosi dei pieni poteri che il parlamento aveva votato a lui personalmente. Senza ripercorrere partitamente le vicende di questi mesi (dai preparativi militari alla mancanza di piani strategici, dalle prime vittorie ai rapporti eon La Marmora e Cavour, alla determi nazione degli obiettivi del Piemonte dopo l'entrata in Milano, ecc.) è da dire che assai importanti risultavano gli effetti immediati e i contraccolpi della guerra non tanto per l'occupazione piemontese di qualche città (come Modena e Parma) o la ritirata austriaca dalle Legazioni, quanto per il rivoluzionamento della Toscana e dell'Italia del centro ad opera della Società nazionale o di elementi democratici, in netto contrasto con gli antecedenti accordi tra Cavour e Napoleone III: L'atteg­giamento del re riguardo a questa politica insurrezionale non era privo di ambiguità. Era lieto di addossare al Cavour la colpa di condurre in Italia
') G ÀHFÉ, II Risorgimento di Gaetano Salvemini, in //. Mondo, 3 ottobre 1961,
p. 11.
2) A. GALANTE GAIMONE, I radicali in Italia. 1849-1925, Milano, 1973, pp. 161-169; IDEM, Carlo Tivaroni: come divenne storico del Risorgimento, in Rivista storica italiana, 1967, pp. 313-354; W. MATIHI, Interpretazioni del Risorgimento, Torino, 1962, pp. 350-376.