Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1973>   pagina <513>
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Svi mito del Gran Ré
si
sollevazione mei Balcani, una politica di guerra (impossibile per altro per IWpreparazione militare) contro l'Austria.
Li tale situazione, la debolezza dei governi (di Bicasoli o di Rattazzi, di Farini, Minghetti, eco.), i e negoziati del sovrano con Garibaldi per ini­ziative belliche, le velleità d'intervento in Grecia, la connivenza e l'ambi­guità pei fatti di Sarnico e di Aspromonte ecc. caratterizzano i difficili rap­porti tra parlamento, governo e corona con indubbie ripercussioni tanto in Francia (dove Napoleone fino alla convenzione del '64 e alla guerra del '66 attenuò le tradizionali scelte italofile) quanto in Inghilterra e in altri paesi per questa intrusione della corona nella sfera politica; è da dire poi che à negoziati segreti del re con Mazzini, i contatti con Garibaldi o con la Sini­stra, le 'iniziative di diplomazia personale, rinvio di danaro e armi nei Bal­cani non restavano in sostanza segreti, e condizionavano indirettamente la condotta del governo che, in una occasione almeno, ripagò di pari moneta il sovrano tacendo fino all'ultimo importanti condizioni della convenzione di settembre (1864), con la quale di Minghetti riuscì a riallacciare l'alleanza con la Francia. E al governo Minghetti, destituito e non dimissionario, tenne dietro il La Marmerà, che avrebbe preparalo la terza guerra d'indipendenza, realizzando l'alleanza con ila Prussia bismarckiana.
Uno dei momenti nodali al fine di intendere la figura di Vittorio Ema­nuele II e il suo agire politico in ibilico tra il comportamento di sovrano costituzionale e di erede di una monarchia in cui erano saldamente con­giunte la devozione della casa militare, l'autorità nobiliare, la rigida divi­sione tra classi dirigenti e subalterne (solo in parte accantonata negli ultimi decenni), è senz'altro rappresentato dalla guerra del '66, il cui esito, nono­stante le sconfitte inattese di Custoza e di lassa permise la liberazione di Mantova e del Veneto (soltanto del Veneto amministrativo sotto l'Austria, e non di tutte le Venezie e delTintero Friuli), lo scardinamento definitivo del quadrilatero, l'allontanamento anche se non totale della potenza au­striaca dall'Italia. Senza riprendere le polemiche di oltre cento anni i'a, ma con precisa enunciazione della realtà politico-costituzionale italiana, come, non sottolineare le incertezze e l'ambiguità dell'azione di governo (anche nelle trattative con 'la Prussia), la protezione francese in base alla quale era stato dato l'avvio all'unificazione nazionale, i condizionamenti sovrani che, specie nella politica estera, limitavano i ministri? Tale è il caso, ad es., del presidente del consiglio La Marmora: Come ufficiale aveva giurato una fedeltà assoluta alla Corona, e ciò lo spingeva a giustificare o a nascondere le occasionali sortite di Vittorio Emanuele nelle controversie politiche. Perciò 1 tre lo manteneva in carica, nonostante un voto contrario del parlamento, anche se ormai alcuni cominciavano a considerare una simile indifferenza verso il parlamento, come un abuso costituzionale .
ij D. MACK SMITH, Vittorio Emanuele II oit., p. 214.