Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1973>   pagina <517>
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Sul vàio del Gran Ré
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di cui si accusarono a vicenda i protagonista di quel periodo di storia ita­liana, durante il quale venne assestato un grave colpo all'intero schiera­mento democratico, mentre la vicenda tante ripercussioni lasciò in eredità per gli armi seguenti. Se vogliamo poi valutare la crisi politica attraverso il ricordo delle persone, proponiamo la lettura di una pagina delle memorie del Menatbrea, edite di recente: In seguito al primo tentativo fatto da Ga­ribaldi contro Roma nell'ottobre del 1867, il Ministero Rattezza dovette il 19 dello stesso mese rassegnare le sue dimissioni, affine di evitare le compli­cazioni che quel fatto poteva suscitare con la Francia. Il Re Vittorio Ema­nuele II incaricò il generale Ci pi di-m di costituire un nuovo Gabinetto. La cosa era urgente, imperocché Garibaldi proseguiva la sua marcia verso il territorio romano, mentre l'Imperatore Napoleone III apparecchiava una nuova spedizione di Roma e scriveva al Re Vittorio di attivare la formazione di un Ministero abbastanza energico contro Garibaldi, per evitare alla Fran­cia quel nuovo intervento. A quell'epoca io era Primo Aiutante di campo del Re, che mi mostrava molta fiducia e m'incaricava ogni giorno dì agire presso i membri designati per il futuro Ministero che doveva, oltre Cialdini come presidente, comprendere anche il generale Bixio, affinché il nuovo Ga­binetto fosse costituito prima deR'imbarco delle truppe francesi destinate alla spedizione. Ma l'accordo non poteva mettersi fra i membri del futuro Ga­binetto. Tutti, sentivano la necessità di evitare l'intervento francese, ma pa­ventavano la impopolarità che loro avrebbe creato l'impedimento da essi arre­cato alla spedizione di Garibaldi che sapevano, se non autorizzata, almeno tacitamente acconsentita dal Rattazzì. Così quel futuro Ministero tentennò per più di una settimana tra il costituirsi ed il rassegnare il suo mandato. Quando si ebbe la notizia che 'le truppe francesi erano imbarcate a Tolone ed avviate verso Civitavecchia, quelle esitazioni sciolsero gli indugi dell'Im­peratore, e cosi l'Italia dovette sottostare al rinnovarsi di una occupazione francese in Roma. Cialdini, saputo l'imbarco dei Francesi, rinunziò al suo mandato e si presentò al Re per rassegnare definitivamente quell'incarico. La sera del 26 ottobre 1867 il Re mi aveva invitato ad una conferenza da esso presenziata ed alla quale intervenivano il Cialdini, Rattazzi ed il gene­rale Durando. Il Cialdi rimproverò con violenza ai Re la di lui debolezza per il Rattazzi, accusando questo del mal partito in cui si trovava l'Italia e dichiarava di lasciare il Re cavarsela dall'imbroglio come poteva non vo­lendo egli altrimenti saperne di fare il Ministero. Tutti gli uditori di quella scena ne rimasero alquanto sbigottiti, il Re solo conservò un imperturbabile sangue freddo; voltosi a Rattazzi che sommessamente rispose di non potere ritirare la sua demissione, interrogalo ancora il Oaldini, questo persistette nel suo rifiuto e, deridendo, disse al Re: " Maestà, a difetto d'altri, s'indi­rizzi al Menabrea qui presente per fare un Ministero *
H Re senz'altro mi disse: " ebbene, Menabrea, vorrà anch'egli abban-