Rassegna storica del Risorgimento

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA
anno <1973>   pagina <519>
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Svi mito del Gran Re
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l'opinione pubblica italiana: il ritorno alla Convenzione di settembre e la dichiarazione di non intervento della Francia nella Questione Romana. Sti­pulare una alleanza senza ottenere questa concessione sarebbe stato venir meno alle aspettative dell'opinione pubblica, alle aspirazioni nazionali, più ancora, spingere il paese verso nuovi disordini, verso pericolose incognite . Nel giro di un anno si sarebbe profilata una soluzione radicale, a seguito della guerra franco-prussiana e delle sconfitte francesi; la caduta di Napo­leone poteva mettere in crisi di sistema monarchico e lo Stato italiano, la cui classe dirigente moderata, a detta della Riforma, invece di dare allo Stato una base nazionale, ne aveva voluto fare una piccola appendice dell'impero napoleonico. Si trattava dunque di decidere l'andata a Roma, approfittando della svolta politico-militare (e non dietro le stimolazioni della Sinistra) e della situazione internazionale dopo Sedan. così avvenne, mentre si era dimostrata fallimentare la velleità d'intervento, a fianco della Francia, da parte del sovrano, e mentre le pressioni dell'opinione pubblica e dei gior­nali, e l'intervento in parlamento di esponenti democratici favorivano l'evol­versi della situazione.2)
Agli ultimi anni della vita del sovrano tra il 1870 ed il '78 che pure furono anni importanti per gli avvenimenti internazionali, per l'avvio a nuove alleanze, come per la rivoluzione parlamentare del '76 con l'avvento della Sinistra al potere, dedichiamo soltanto una considerazione, avente piut­tosto un significato di sintesi e di valutazione conclusiva che non di arti­colata ricerca intorno agli interventi della corona e della corte nella vita politica italiana, alle vicende parlamentari e di governo in tale periodo. La forte politica estera, che Vittorio Emanuele con velleità più che con fer­mezza aveva sempre perseguito, non era possibile da parte dell'Italia che tut­tavia, compiuta la sua unificazione, entrava a far parte del concerto delle grandi potenze in Europa. Senza insistere sugli aspetti negativi del suo re­gno, che Mack Smith elenca e discute, è da dire che il sovrano per quanto ostile allo eviluppo del sistema, possedeva Indolenza e il buon senso neces­sari per non spingere le sue prerogative troppo oltre , e che lo Statuto era ormai divenuto un preciso punto di riferimento, benché da vita costitu­zionale italiana non avesse trovato un equilibrio stabile tra potere (legislativo e potere esecutivo , mentre la Camera dei deputati aveva acquistato una posizione preminente nel sistema politico. Tuttavia per calcolo o per er­rore, nel bene e nel male, Vittorio Emanuele ha lasciato la sua impronta nelle istituzioni e sulla prassi politica dell'Italia unita .3) E al di là di ogni definitiva valutazione sulla figura e sull'azione politica del sovrano secondo
1) R. MORI* II tramonto del potere temporale eli., pp. 413-414.
2) A. GALANTE GARRONE, / radunili in Italia cti., pp. 107*109.
3) D. MACK SMITH, Vittorio Emanuele II alt,, pp. 849 e 352.