Rassegna storica del Risorgimento

CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
anno <1973>   pagina <524>
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Carlo Bordini
vrano, magari, facendo pressione per ottenere qualcosa di più, magari sfociando nel costituzionalismo. Non cercava di condizionare il sovrano; lottava con le armi in pugno per abbattere il sovrano legittimo. L'antidispotismo settecentesco non aveva ancora visto un'incarnazione così piena e cosi radicale.
Il sovrano > Paoli, eletto dal popolo e insieme dotato di assai ampi poteri personali, governava in base a una costituzione più avanzata di qualunque altra in Europa, quella basata sul sistema rappresentativo delle Consulte, investite dai poteri legislativi e formate da delegati eletti in ogni villaggio. La tradizione democratica corsa gli preesisteva: essa era maturata nella dura lotta contro l'oppressione comune, ed era resa possibile dalla debolezza delle forze feudali locali, fiaccate dalla dominazione genovese, e dall'esistenza di una vastissima pìccola proprietà contadina, che creava la base materiale per un sentimento di dignità e di eguaglianza.
Era questa situazione materiale (già avvertita da Rousseau, che ne faceva il cardine della sua analisi della realtà isolana) che faceva del Corso mi uomo libero, già da tempo alieno alle servita feudali; il volontario corso che difen­deva la sua libertà contro il mercenario genovese o francese non era ancora il cittadino della rivoluzione francese; ma non era nemmeno più il suddito del principe illuminato, oggetto in gran, parte passivo delle riforme attuate dal so­vrano e dalla sna ristretta cerchia di ministri illuminati. Quanto i contempo-rane! sentissero il carattere di novità che l'isola incarnava, ce lo mostra un giu­dizio ad essa ostile: ...L'esempio di questi miserabili sollevati si riguardava, come scandaloso presso tutti i buoni partigiani d'una potenza assoluta. Gli spi­riti repubblicani... godevano internamente che esistessero sulla terra degli uo­mini abbastanza intrepidi, per tentare di scuotere un giogo, ed acquistare la libertà. Ma la Francia prese le sue misure per impedire che questa disobbedienza non divenisse contagiosa... . ')
Proprio perché si poneva come esperienza emblematica agli albori di una fase di transizione, incarnando insieme democrazia e rivolta, costituzionalismo e ideali repubblicani, riformismo e libertà civili, quella corsa divenne un esem­pio per un arco assai vasto di voci e di posizioni politiche, che con toni spesso assai diversi tra loro si rifecero alla vicenda. Ma se la Corsica di Paoli apparve un campo dì attuazione di riforme e di libertà, visto con occhi in cui si mischia­vano utopismo settecentesco, mito rousseauìano di popoli vergini e incorrotti, ed ansia di riforme, essa non si riflesse in modo univoco nelle aspirazioni di filosofi europei ed italiani; né ebbe l'appoggio totale del mondo illuminista. Apparve diversa a un vasto ventaglio di posizioni politiche ed ideali, si inserì in un travaglio in cui coesistevano, spesso nelle stesse persone e con vincoli non di rado inestricabili, lealismo al sovrano, cautela di riforme, aspirazioni liber­tarie, ideali repubblicani, superamenti preromantici. L'esperienza stessa della ri­volta isolana - intreccio di motivi diversi, di concentrazione del potere in un solo e di democrazia, di cautela diplomatica e di intransigenza ribelle, di curia-lismo e dì giurisdizionalismo facilitò l'interpretazione di Paoli come sovrano illuminato e come capo repubblicano, come pregiacobino, come costituzionalista all'inglese; niente di più sbagliato, quindi, che cedere alla tentazione di dare un'interpretazione univoca al mito Paoli, schematizzando un processo, ricco in­vece di contraddizioni e di temi molteplici, qual'c quello della crisi dell'illumi­nismo nella seconda metà del Settecento.
l) Giornale fiorentino ìstorico-polUica-ìctterurio, giugno 1780, pp. 280-281.