Rassegna storica del Risorgimento
CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
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1973
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529
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Nota mila fortuna di I'. Paoli 529
geografici e politici insieme, esistenti con risolo. Il rapporto di larvato appoggio che il Granducato, rivale di Genova, aveva avolo verso la rivolta fin dal 1727, si accentuava durante il governo di Leopoldo, legato alle scelte politiche del* 1 Impero: Livorno divenne un centro di rapporti economici, politici e militari con la Corsica ribelle; è da Livorno che partivano viaggiatori ed agenti inglesi alla volta dell'isola: è a Livorno che agivano gli agenti di Paoli, tra cui il più attivo ed appassionato collaboratore peninsulare della rivolta, il fiorentino Raimondo Cocchi. Tutto questo avveniva sotto l'occhio apparentemente neutrale ma in realtà benevolo del Granduca, mentre le gazzette toscane mettevano in rilievo le vittorie dei Corsi, si abbandonavano ad entusiastici commenti e non di rado ospitavano nelle loro pagine lettere di Paoli e documenti del governo corso.
Questa situazione politico-geografica, venendo in contatto con la tradizione antidispotica prolondamente radicata in Toscana fin dal primo Settecento,1) sulla quale si era poi innestato l'influsso montesquiano, e in cui permaneva viva l'eredità della gloriosa lezione galileiana, determinò il carattere massiccio della fortuna di Paoli nel Granducato, l'unico Stato italiano in cui essa toccasse inequivocabilmente larghe masse di popolo.2)
Assai numerosi furono gli intellettuali toscani che, seppur spesso senza spunti radicali, e con interpretazioni non di rado riduttive, manifestarono il loro appoggio, o tentarono di collaborare con la lotta dell'isola: dal già citato Cocchi, infaticabile fiancheggiatore della rivolta, a Giovacchino Cambiagi, che scrisse la più monumentale ed erudita storia di Corsica del Settecento europeo, in cni traspare la sua simpatia per il generale corso, assimilato all'ideale del buon sovrano riformatore; a Giovanni del Turco, a una quantità di scrittori minori ormai dimenticati, come Giovacchino Domenico Ceri, Giovanni de Gamerra; a un gran ninnerò di professori dell'università di Pisa, come il genovese De Soria, come il Lampreda, che fu in corrispondenza con Paoli, e Lorenzo Pignoni, che scrisse sulla Corsica in armi una canzone vibrante di fermenti preromantici.3)
Il più interessante e significativo di essi fu indubbiamente il livornese Luca Magnanima, che nelle sue Lettere italiane sopra la Corsica, appassionata utopia rnontesquiana (un Sogno , come egli la chiama), ricca di spunti provenienti dal pensiero rousseauiano, e scritta nel 1769, quando la rivolta era ormai domata sotto il tallone francese, immagina di proporre per la Corsica ormai
1) Si veda, in proposito, MARIO ROSA, Dispotismo e libertà nel Settecento. Interpreta' suoni repubblicane di Machiavelli, Bari, Laterza, 1964.
2) Numerose sono le fonti dell'epoca che testimoniano delle accoglienze che il popolo di Livorno tributò a Paoli e agli altri capi corsi quando, ormai sconfitti, abbandonarono l'isola e ripararono in Toscana. Paoli appena giunto in Livorno , scrive il Cambiagi, talmente trovò l'animi di quelli abitanti in favor suo prevenuti che tanti, mi sia concesso il dire, non esigerebbe un nuovo sovrano dai suoi sudditi, correndo il Popolo quasi frenetico or qua, or là per dova dovea passare, non mai saziandosi di vederlo, venendo acclamato dai più sensibili, ed ammirato dai più riflessivi, e finalmente da altri compianto... (C. CAMBIACI, Istoria del regno di Corsica, Firenze, 1770-1772, tomo IV, libro 27, pp. 209-210). ... La sera del Corpus Domini giunsero con vari altri Corsi il capitan Polloni, il Signor Achille Murato, e il Signor Salicetti, o furono accompagnali alla Gran Guardia da una folla numerosa di Popolo, che li baciava, e li festeggiava, malgrado lo rìsa de' vittoriosi Francesi s (Cazzotta di Milano, n. 23, 9 maggio 1769).
3) Per le celebri vittorie riportate dalia Nazione Corsa nell'anno 1768 sotto il comando di S.B. il Signor Ceri, D. Pasquale De Paoli canzone del Sig. Lorenzo Pignoni, in Corti, 1769. L'opera, assai rara ma di indubbio interesse storico, si trova nella Biblioteca nazionale di Roma, Mise. 1584.