Rassegna storica del Risorgimento

CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
anno <1973>   pagina <533>
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Note sulla fortuna di P. Paoli g83
visione del contadino o del lazzarone abbrutito, degli bui tentoni , come egli li chiama senza disprezzo. Nel combattente coreo, rigeneratosi moralmente ancor prima che economicamente. Genovesi non vede solo l'esempio per l'Italia; vi vede il lazzarone napoletano, ugualmente miserai:)ile, e ciò che potrebbe diventare.
I più radicali, in Italia, tra quanti si occuparono della Corsica di Paoli, furono i ribelli del Piemonte. Se il regno di Sardegna, runico Stato italiano che cercasse di fare una politica indipendente, fu anche il solo che cercasse di andare oltre un appoggio puramente platonico alla rivolta, per rivalità con Gè* nova e gelosia e timore dell'espansione francese, le posizioni favorevoli alla rivolta dei non molti esponenti della intellettualità piemontese non solo nulla ebbero a che fare con le posizioni e i tentativi della corte sarda, ma risentirono anzi dell'opposizione al chiuso ambiente della Torino sabauda. La radicalità e la modernità anticipatrice della partecipazione di Alfieri e Vasco risentono del­l'impossibilità di trovare uno sbocco riformista nel Piemonte conservatore e bi­gotto, e si colorano di quella tinta estremista che caratterizza i pochi grandi dell'intellettualità sarda. La loro stessa vita mostra questa opposizione e questo radicalismo: Alfieri, esule irrequieto, Vasco, che finisce i suoi giorni nelle pa­trie galere ...
Lo spazio non mi consente di esaminare il tentativo di Dalmazzo Francesco Vasco di legarsi alla rivolta dell'isola, di questo rivoluzionario libresco e gene­roso, machiavellico e ingenuo, imbevuto di idee rousseauiane, che attuò il più radicale e interessante tentativo registratosi in Italia di trasformare la rivolta corsa, oscillante tra democrazia e assolutismo illuminato, tra ribellismo e ri­forme, in una rivoluzione antidispotica ed egualitaria imbevuta delle idee dei più arditi pensatori d'oltralpe, cercando di superare lo stesso Paoli e ponendosi in antitesi e in lotta con esso; la sua vicenda è stata esaurientemente analizzata dal Venturi nel suo Dalmazzo Francesco Vasco. l)
Paoli, interpretato in mille modi... Alfieri lo proietta, con se stesso, fuori del secolo : il Paoli di Alfieri è un Paoli alfìeriano. Io perciò dedico questa mia tragedia a voi, come a uno di quei pochissimi , scriveva l'Astigiano dedi­candogli il Timoleone che avendo idea ben diritta d'altri tempi, e di altri popoli, e d'altro pensare, sareste quindi stato degno di nascere ed operare in un secolo men molle alquanto del nostro .2) E inviandogli una copia dell'opera, vi scriveva:
Tu invan col brando ed io con penna invano,
Paoli, destar l'Italia un dì tentammo:
Vedi or se accenna i sensi tuoi mia mano .3)
Slamo in un clima, come si vede, che anticipa il mito romantico di Pa­squale Paoli. Esistevano, certo, le basi per un'aflinità notevole tra l'Astigiano e il Corso: esuli entrambi, entrambi intransigentemente attaccati alla libertà; entrambi ribelli; ed entrambi incapaci, pur nel loro ribellismo, di essere vera-
t) F. VENTURI, Dalmazzo Francesco Vasco, Paris, 1940.
2) V. Ai.FiEm, Timoleone, in Tragedie, Firenze, 1926, voi. I, p. 381.
3) Pubbl. in N. TOMMASKO, Lettere di Pasquale Paoli con note e proemio, in Archivio storico italiano, serie I, voi. XI (1846), p. 187.