Rassegna storica del Risorgimento
CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
anno
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1973
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pagina
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536
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SM
Carlo Bordini
Il mito giacobino di Pasquale Paoli sì spense in Europa e in Italia nel 1793, quando il vecchio generale corso, chiuso nella ristrettezza della sua visione isolana e incapace di comprendere appieno i nuovi ideali banditi dalla rivoluzione, Si alleo con l'Inghilterra contro la Francia rivoluzionaria. Allora i con tempora* nei videro che Paoli aveva cessato, dopo quasi quarantanni, di rappresentare il futuro, e aveva iniziato ad appartenere al passato, a quel passato illuminista e ribelle che il balzo dialettico della rivoluzione, raccogliendone gli spunti principali di umanitarismo, di diritti dell'uomo, di eguaglianza di fronte alla legge, di antidispotismo, aveva, però, superato. Fu allora che Buonarroti, che dal '90 al '93 aveva esallato con parole vibranti Pasquale Paoli padre della patria, maestro e precursore dei rivoluzionari francesi ( Voi, o signore, che gli ave* vate prevenuti, aveva detto in un appassionato discorso del 1790) ) scrisse Les grands trahisons de Pascal Paoli, in cui affermava: il faUt que la tele de Paoli tombe.2)
Un quadro a parte presentano i rapporti che esisterono tra la rivolta isolana e lo Stato della Chiesa per un lungo arco di anni, dalla prima rivolta del 1727 fino alla definitiva vittoria francese del 1769.
L'interesse dell'opinione pubblica romana per la vicenda isolana fu fondamentalmente religioso. Nella sua peculiare e irripetibile fisionomia, in un'epoca in cui il dispotismo illuni inalo con la sua politica gìurisdizionalistica combatteva ovunque contro i privilegi della Chiesa e preparava la liquidazione dei gesuiti, la rivolta corsa manteneva la sua fedeltà alle prerogative della Chiesa romana e ai più ortodossi principi del curialismo, sia pur interpretandoli a suo modo, facendo del clero un sostegno della ribellione (un basso clero non di rado imbevuto di idee egualitarie e democratiche) e richiamandosi alla teorie del giusnaturalismo cristiano di Suarez e Mariana per sostenere il diritto di rivolta.
Se la curia romana aveva tutto l'interesse a sostenere l'indipendenza corsa contro Genova (che si era opposta al viaggio del Visitatore apostolico nel 1760, determinando un momento di tensione assai acuta col papato) e contro la Francia (l'insediamento francese nell'isola significò infatti l'immediata espulsione dei gesuiti dalle piazzeforti fino ad allora in mano ai Genovesi e la subordinazione del clero corso alla Chiesa gallicana) essa evitò comunque una presa di posizione aperta in favore della rivolta, giacché andarsi ad imbrogliare in tale faccenda avrebbe rappresentato un risico per l'autorità apostolica.3) L'appoggio era tutto ufficioso, e si rifletteva con forza nell'opinione pubblica romana. Roma è corsa quanto è possibile 4) scrive Alessandro Verri al fratello; ma il sostegno degli ambienti religiosi romani all'indipendenza corsa non giunse quasi mai a considerare la vicenda isolana come un fatto autonomo, avente un'importanza in sé.
) Pubblicato in E. MICHEL, F. Buonarroti in Corsica e il governo toscano, in Archivio storica di Cornea, a. V, gami-die. 1929, pp. 179-180.
2) Prr.ii'PO BUONAIIBOTI, Les gronda trahisons de Pascal Paoli, ort La conjuration de eorse entièrement dévoilee. Parìe, Galletti, 1793 cit. in GIUSEPPE ROMANO CATANIA, Filippo Buonarroti, Milono-Palermo-Nopou, 1902, p 11.
3) GIUSEPPE PIATTI, Storia critico-cronologica de' romani pontefici e de' generali e provinciali eoncilj, Napoli, Gravtey 1765-1768 (Tultiina parto fu in realtà scritta noi 1770), tomo XII, p. 448.
<) P. è A. VERDI, Carteggio cu,, 22 ott. 1768, voi. II, p. 65.