Rassegna storica del Risorgimento

CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
anno <1973>   pagina <537>
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Note sulla fortuna di P. Paoli 537
Manca a Roma (se si eccettuano scarse eccezioni) una fioritura di scrittori che appoggino la guerra d'indipendenza corsa e la figura del suo capo partendo dai suoi reali significati; malgrado l'appoggio della S. Sede, malgrado l'adesione cne manifestavano alla causa isolana i numerosi intellettuali che popolavano i salotti letterari romani (in genere stranieri o forestieri attratti dal fascino della città eterna, aperti nelle loro discussioni a tutti i temi di politica e di religione, artisti e letterati tra cui spiccavano le figure di Alfieri e di Alessandro Verri), malgrado la sincera simpatia che circolava tra il clero romano per la lotta di mi popolo cosi intimamente legato alla fede cattolica, il pensiero religioso del secondo Settecento non fu in grado, nel suo complesso,') di cogliere il signifi­cato reale dei quindici anni del governo Paoli, delle sue speranze e della sua portata. Mancò un reale ponto di contatto spirituale e politico. Altri scrittori cattolici quali il Bettinelli e il Lampredi rivolgeranno sguardi ben più profondi all'isola. Ma si trattava di uomini che vivevano in un ambiente diverso, permeato dalle riforme, e si aprivano, in maggiore o minor misura, ad esso.
Se religioso è l'interesse romano per la Corsica, esso resta a un livello superficiale, di politica di potenza, di lotta rurialista per la sopravvivenza dei privilegi e dei diritti della S. Sede. Fu proprio la mancanza di una spiritualità più, profonda, di un vero rinnovamento spirituale e religioso, il solo che avrebbe dato allo Stato della Chiesa una posizione distinta sua propria, rispetto al generale movimento riformatore europeo 2) che impedì agli scrittori romani di intendere il significato del governo più libero che sia al mondo > sullo base degli spunti demooratici del giusnaturalismo cristiano, del diritto di rivolta; e che fece veder loro nella lotta dell'isola soltanto un campo aperto alla riaffer­mazione dei diritti della Santa Sede.
L'esame di questa fortuna multiforme si presta ad alcune considerazioni. La prima è il fatto che si trattò di adesione autonoma, non legata alle tendenze e agli interessi dei vari principi della penisola; adesione che sottintese spesso, anzi, una larvata polemica contro di essi, se non, talora, un'aperta ribellione. Furono, in realtà, proprio i filosofi più. slegati dalla pratica di collaborazione col loro principe quelli che più sentitamente poterono identificarsi con le idea­lità anticipatrici che l'isola suggeriva; mentre uomini più direttamente legati ad una cauta pratica di riforme condotte all'ombra del sovrano illuminato tro­varono difficoltà ad accettare pienamente la realtà caotica e cangiante, ma egua­litaria e democratica, dell'isola ribelle.
Proprio perché esprimeva aspirazioni ancora in parte sotterranee, aliene alla prassi politica, la ripercussione della vicenda corsa, se ebbe, specialmente
1} So poco più di vont'anni dopo la fino dell'esperienza corsa anche Io Stato della Chiesa doveva assistere alla sua parentesi giacobina, e avere lo sua sparuta schiera di cat­tolici democratici, sia pur coi limiti della loro azione e del loro pensiero, ciò significa che sia pure a livello di piccola minoranza, di anomalia, gli armi sessanta dovettero partecipare in modo più sentito ed aperto alle vicende dell'isola di Paoli di quanto non lo facessero i vari settori del pensiero religioso a ufficiale , dai curialisti ortodossi ai giansenisti, agli Spula li-; ri. agli Amaduzzi; e uno studio pia approfondilo, basato su documenti d'archivio, po­trebbe rivelarcene le tracce.
2) Sul prevalente carattere religioso della crisi ohe travagli lo Stato ecclesiastico noi Settecento A vedano le osservazioni di VITTORIO E. GIUNTEM.A, La capitale e i problemi détto Stato nel Settecento, in. Sludi romani* lugllo-settembro 1966, pp. 284-285*