Rassegna storica del Risorgimento
CORSICA STORIA 1755-1769; ILLUMINISMO; PAOLI PASQUALE
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1973
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Noie sulla fortuna di P. Paoli
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craticì, come nel caso di Genovesi. Proprio il filosofo francese, del resto col suo relativismo e con l'elasticità del suo pensiero, permetteva a non pochi no* mini, che accarezzavano nel loro intimo ideali democratici o repubblicani, di essere monarchici in patria, tentando di condizionarvi il sovrano, e di essere repubblicani o democratici in Corsica; in questa pieghevole capacità di adattarsi alle concrete realtà, senza forzarle, ma cercando di condizionarle in una forma moderata>, è d'altronde uno dei principali aspetti del moderatismo dello stesso Montesquieu, cosi adatto ad emigrare nelle situazioni dei vari Stati italiani, ma che per altri versi ebbe, in taluni aspetti del pensiero della rivoluzione francese, un destino ed un'interpretazione eversivi. *)
Paoli fu interpretato dunque nei modi più diversi dalle più. diverse tendenze politiche del Settecento italiano, dai numerosi Toscani e Veneti che vi videro l'incarnazione ideale del sovrano illuminato, capace di applicare realmente le riforme, alla pattuglia di poeti che dette vita al mito preromantico di Pasquale Paoli, in cui il sentimento faceva irruzione nella scena della lotta politica e in cui si anticipavano temi che sarebbero giunti a maturazione nel nuovo secolo; agli uomini legati a una più o meno cauta pratica di riforme, che pur non riconoscendo nell'isola un'esperienza esemplare, videro in essa un emblema di lotta antidispotica e un fronte della lotta per il gius delle genti .
Vasco e Magnanima tentarono, ognuno a suo modo, di superare la stessa realtà dell'isola; alcuni videro nel suo governo una felice attuazione del costituzionalismo all'inglese; altri scorsero nell'isola un esempio superiore di civiltà, collegandolo all'esempio dei Romani e dei Greci, identificandola con l'incarnazione della montesquiana virtù repubblicana.
I primi giacobini si unirono al coro europeo del mito rivoluzionario di Paoli precursore della rivoluzione francese; forzatura storica, senza dubbio, tipica della prima, ingenua ed entusiastica fase della, rivoluzione, ancora incapace di vedere le sfumature e le differenze che si celavano, tra le forze in presenza, dietro al trionfo sul dispotismo e sulle forze feudali.
Un motivo ricorrente fu l'interpretazione della Corsica in chiave rous-seauiana, assai diffusa in Italia malgrado le resistenze che tanto spesso incontrò il filosofo ginevrino tra i nostri illuministi, di coloro che, frugando nella realtà sociale dell'isola, ricercarono nella quasi totale scomparsa del feudalesimo e nella mancanza di un reale ordinamento statale preesistente, le condizioni che ne facevano un esempio unico in Europa per applicarvi una libera legislazione; mentre grande presa ebbe sui filosofi dell'epoca la diffusione in Corsica della piccola proprietà contadina, la divisione delle terre, motivo caro non solo a Rousseau, ma allo stesso Montesquieu; aspetto della realtà isolana in cui si riconobbe in modo particolare l'intellettualità napoletana alle prese col problema del latifondo e colla lotta contro il baronaggio.
II mito corso acquistò nel secondo Settecento le sembianze più varie, nel crogiolo di un'aspirazione e di una crisi comune; nella vicenda isolana si ridessero, come in uno specchio, le più varie correnti dei pensiero illuminista; ognuna di esse la interpretò a suo modo, se ne impadronì, la vide a propria immagine e somiglianza, ne fece un simulacro e uno specchio delle proprie aspirazioni; viene da chiedersi perché settori talora così distantì fra loro sep-
i) gì veda, a questo proposito, M. CATTANEO, Le dottrine politi chi; di Montesquieu e di Rousseau, Milano, 1961, p. 134 sgg.