Rassegna storica del Risorgimento
BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno
<
1973
>
pagina
<
562
>
562
Renata De Lorenzo
dirsi organo di quella consorteria, cioè di quegli uomini già provati, ma indirizzati a nuovi scopi nello Stato unitario.
Dopo che il ministero Radazzi aveva iniziato i suoi lavori, La Stampa espresse in ogni campo la sua sfiducia: la riforma del personale giudiziario nel Napoletano avrebbe suscitato rancori, la fusione dell'esercito meridionale col regolare non avrebbe eliminato, pur nella sua positività, il dualismo tra parte governativa e rivoluzionaria, verso Roma non si usavano più i criteri cavouriani di far leva sol sentimento nazionale. Dopo Sur ni co il quotidiano (16 maggio 1862) sperò che il popolo romano divenisse l'agente e lo strumento della poli tica italiana in Roma e che l'agitazione romana fosse pretesto ai Francesi per lasciare la città, che non doveva perciò essere ad essi ostale. Avendo previsto, il 19 aprile, durante il viaggio di Garibaldi in Lombardia, gli effetti nocivi delle sue parole che seminavano scontentezza e sfiducia verso un ministero costi-luzionale, il 17 maggio, dopo la presa di posizione del governo, ritenuta necessaria come atteggiamento di forza per stroncare possibili soluzioni rivoluzionarie, La Stampa ai trovò parzialmente isolata: scrisse, infatti, parole dure verso i colpevoli e verso Garibaldi, per l'uso di mezzi illegali, ma non divenne mai ministeriale. Insieme con L'Opinione mantenne una posizione intransigente rispetto agli altri organi di opposizione divenuti fautori di Rattazzi, al punto che La Perseveranza le rimproverò di non sostenere il governo. Per il quotidiano di Bonghi infatti ') non era sufficiente la necessità in cui questo si era trovato di passare dalle indulgenze alla violenza improvvisa, il che anzi era il suo principale difetto: Rattazzi aveva alimentato con lusinghe certe idee in Garibaldi e avrebbe continuato ad agire senza nessun sistema in politica estera e interna.
In vista della riapertura della Camera le previsioni che il ministero, perso l'appoggio dei rivoluzionari, si sarebbe appoggiato ai reazionari, furono motivo delle censure a La Stampa di molti giornali napoletani: La Patria l'accusò di essere d'accordo con 11 Diritto e di rappresentare uomini, non un programma, Il Pungolo di volere il terrore bianco;3' ad essi il quotidiano rispose di non fare opposizione sistematica e ribadi di essere governativo senza essere ministeriale. Del xesto consigliava all'opposizione di non rovesciare il ministero, ma di Vigilare anche sulla nnova maggioranza formatasi col voto sul bilancio, priva com'era di forza, empirica accozzaglia momentanea.3)
Durante la discussione sul bilancio La Stampa cercò di distruggere tutte le idee di Sella, contro le quali scriverà anche nel 1864-65, quando il ministro tornerà alle Finanze; difese invece la nuova opposizione del 29 giugno, anche se meno compatta di quella del 17 marzo. In particolare delle proposte di Sella furono criticate quelle che avevano ripercussione sui problemi meridionali: la vendita dei beni demaniali e da convenzione ferroviaria Rotschild-Talabot; nel complesso le leggi proposte dal ministro erano considerate carenti per poca o nessuna conoscenza delle condizioni reali delle diverse province.
L'atteggiamento verso Garibaldi, giunto a Palermo colTintenzione di liberare Roma, fu simile a quello tenuto in occasione dei fatti di Sarnico; l'Eroe fu criticato perche si poneva al di sopra della legge, ma 41 29 luglio si consigliò di riprendere la politica di Cavour e Ricuso! i, innestando l'azione governativa su quella garibaldina, e nei giorni successivi si fece pressione perché il governo
1) La Stampa, 22 maggio lJtfi2.
2) Ibidem, 3 giugno 1862. ') Ibidem, 30 giugno 1862.