Rassegna storica del Risorgimento

BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno <1973>   pagina <563>
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La Stampa di Ruggero Bonghi. j 563
trovasse il mode per sciogliere la questione ài Roma. Anche in questa occasione molti giornali si lagnarono che La Stampa facesse opposizione personale al mi-tustero; essa 1*8 agosto continuò a scrivere che non si poteva appoggiarlo finché le truppe non fossero entrate in Roma, ma rispetto alle richieste di dimissioni di molti organi dell'opposizione, ') ritenne ohe fosse inopportuno gettarlo nel fango in attesa che riprendesse la via dei predecessori (10 agosto 1862).
Allorché a La Marmerà furono conferiti nel Napoletana gli stessi poteri ci* vili e militari di Cugia in Sicilia, il quotidiano affermò che per colpa del mini-stero si erano ripristinale le luogotenenze; naturalmente vide in ciò un regresso nei confronti delle idee unitarie del proprio programma e di quello degli uomini della Luogotenenza Farina che avevano cercato di evitare ogni disuguaglianza fra le province per inserire il Mezzogiorno nello Stato unitario.
Di fronte alla proclamazione dello stato d'assedio e allo scioglimento del­l' Emancipatrice e delle associazioni democratiche, il 23 agosto La Stampa convenne che questo era il male minore pur ritenendo eccessivo aver sospeso la libertà di stampa e aver agito drasticamente, mentre i comitali non erano usciti dai termini della legge; il 28 agosto scrìsse che per superare la crisi era necessario riconvocare il Parlamento.2*
L'episodio di Aspromonte fu considerato la soluzione meno triste che, posta l'ostinazione degli uni da una parte, la necessità dei governo dall'altra si poteva aspettare (1 settembre); se ne poteva dedurre l'incapacità e la scarsezza delle forze rivoluzionarie mentre il governo era tenace e saldo, anche se impac­ciato da un ministero equivoco. Per Roma non restava che sperare nella Fran­cia: ...noi abbiamo alla Francia pagato Roma in Aspromonte; ci dia Roma. Il 13 settembre La Stampa scrisse che il ministero doveva dimettersi avendo trascurato Roma e dato rigoglio ad interessi municipali e provinciali.
Tutta la stampa liberale insisteva sulla necessità di riaprire 0 Parlamento e riprendere l'attività legislativa anche se il ministero opponeva la minaccia di chiudere la sessione e sciogliere la Camera; in settembre ed ottobre il quoti diano di Bonghi dedicò la maggior parte degli 'articoli di prima pagina alla que­stione romana, in un primo momento per spingere all'azione Radazzi, poi quale riflesso di una sempre maggiore scontentezza e disillusione.
La Stampa e La Perseveranza auspicarono che Rattazzi cedesse il campo o formasse un altro ministero, giudicando che le voci sullo scioglimento dell'as­semblea fossero diffuse come spauracchio; il 5 novembre, tuttavia, già si sapeva che il 18 dello stesso mese, per la riconvocazione del Parlamento, il ministero si sarebbe ripresentato intatto alla Camera, i ministeriali optando per una ri­composizione, l'opposizione per le dimissioni di un'amministrazione considerata la rocca del piemontesismo.
I giornali ministeriali scrivevano che la maggioranza per abbattere il mini­stero sarebbe stata momentanea, formata coi voli di parliti opposti e, quindi, neanche il ministero successivo avrebbe avuto una maggioranza organica; per La Stampa (19 novembre), invece, gli elementi per formarla abbondavano, data la generale concordia sulla necessità di un governo libero, progressivo, rigido
t) La Sinistra mostrò giù da questo periodo quella divisioni? che si sarebbe ac­centuata negli anni successivi; diverso infatti fu Patteggiamento di (Vispi, di Mordini, le <f ZWriMo dopo Aspromonte da quello dei democratici dei mazzi ni imi; vedi A. SCIROCCO, / democratici italiani da Sapri- a Porta Pia, Napoli, 1969, p. 231 segg.
2) Su questo punto Bonghi A trovò d'accordo con la Sinistra Parlamentare (A. SCHIOCCO, / democratici eh., p. 238 gg.)-