Rassegna storica del Risorgimento

BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno <1973>   pagina <564>
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Renata Da Lorenzo
esecutore della legge da parie di coloro rhe consideravano un pericolo per il paese il ministero Radazzi.
Durante le discussioni il quotidiano pubblicò i resoconti dei vari discorsi e criticò quello di Rattezza; le sue dimissioni tuttavia lo sorpresero, benché le ritenesse opportune, perché in questo modo si era evitata una censura pubblica quale un volo di sfiducia. Il 2 dicembre scrisse che i partiti e le popolazioni erano stanche e avevano bisogno di strade ferrate, porli, leggi, economia di de­naro pubblico; il paese si trovava con l'amministrazione civile in scompiglio, le finanze più organizzate, ma con maggiore disavanzo, con istruzione pubblica, lavori pubblici, agricoltura e commercio in tristi condizioni.
In questo periodo i problemi del Mezzogiorno furono affrontati da un lato sulla base di una discreta conoscenza della relativa realtà sociale ed economica, dall'altro esaminandone gli aspetti in coerenza alla discussione dei problemi di carattere nazionale.
Le corrispondenze di tutte le province non mancarono mai, sia che si trat­tasse di riferire su feste e fatti locali, sia che il discorso si allargasse a mettere in risalto i mali di quella società che gli uomini de La Stampa conoscevano bene: perciò è facile trovare lagnanze sulla mancanza di opinione pubblica a Napoli per il prevalere dell'individualismo, alternate a considerazioni speran­zose su un adeguamento della popolazione alla nuova situazione politica, soprat­tutto finché rimase al potere Ricasoli.
Quando le corrispondenze erano numerose su uno stesso argomento, il quo­ti di ano vi dedicava un articolo o una serie di articoli in prima pagina, sia che si trattasse del brigantaggio o della camorra, sia della necessità di riforma della legge amministrativa per una riattivazione delle funzioni dei Consigli provinciali.
Nei primi mesi di pubblicazione del quotidiano si riesce in verità a deli­neare un quadro abbastanza omogeneo e per lo più negativo della situazione sia a Napoli, sia nelle province: la città aveva i problemi dei caro delle pigioni e del nuovo porto, la provincia di Lecce quello della coltivazione del tabacco, quella di Potenza era ostacolata nelle operazioni demaniali da lungaggini buro­cratiche per verifiche forestali. La corrispondenza del 12 febbraio 1862, che trat­tava del criterio direttivo delle citate operazioni demaniali in Potenza, degli ostacoli poeti dai proprietari e delle difficoltà in cui venivano a trovarsi i com­missari, era l'esempio tipico di comunicazioni dalle province segnalate al go­verno quale esemplificazione di un male più vasto; in questo caso si avvertiva la necessità di trasferire da Torino a Napoli il centro direttivo delle operazioni.
Oltre i problemi particolari venivano, quindi, affrontati i mali più profondi del paese: gli impiegati politici sparlavano del governo, lo danneggiavano, davano pubblicità alle circolari riservate, si facevano corrispondenti di giornali avversi; inoltre il loro esempio faceva sì che molti si dessero alla politica nella speranza di ottenere impieghi lucrosi Bonza fatica. Il brigantaggio imperversava in più zone, i soldati, tutti di fanteria, erano spesso svantaggiati dalla mancanza della cavalleria e della polizia, mentre borbonici, contadini e preti aiutavano i briganti; non si spendeva danaro per lavori pubblici e i tribunali erano pessimi; la camorra l> esisteva nonostante le proteste del popolo napoletano affìsse alle
i) La Stampa vi dedicò un articolo l'8 orili? 1862; contro onusto malo richiedeva mezzi drastici ad efficaci quali una leggo di sicurezza pubblica anziché carcerazioni senza effetto. Una testimonianza sull'organizzazione della camorra e eolia repressione di ewa nel 1862 co la offre M. MONNIKH, Notizie storiche documentate sul brigantaggio