Rassegna storica del Risorgimento
BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
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1973
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567
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La Stampa di Ruggero Bonghi 567
ingerenza del governo dove non ne aveva diritto. Questo criterio in verità rien trava nel modo in cui Rat lazzi pensava di risolvere i problemi del Mezzogiorno: Ai deputati meridionali che chiedevano provvedimenti pronti ed urgenti per la sicurezza pubblica, il presidente del Consiglio rispose sempre che le condizioni del paese erano gravi, ma non disperate, ed invitò i rappresentanti del Mezzogiorno a dare i loro consigli ai ministri responsabili in forma privata, senza provocare dibattiti alla Camera .l)
La Stampa, tuttavia, pur avendo assunto in questa occasione una posizione favorevole agli interessi locali, era solita agire in questo modo solo nelle questioni di scarsa importanza per non perdere proseliti e lettori nel Sud e per evitare accuse di ostilità agli interessi di quelle province che le venivano mosse soprattutto dagli organi della Sinistra mazziniana.
Il governo fu criticato spesso indirettamente, per esempio con la condanna del prefetto di Capitanata Del Giudice, non solo incapace di spegnere il brigantaggio, ma eccessivo nelle repressioni per la sua natura iraconda al punto da rinfocolare i disordini; egli inoltre era insieme prefetto e deputato e in cattive relazioni con La Marmerà. Date le tristissime condizioni della provincia furono pubblicati alcuni articoli di Ferdinando Fonseca2) sulle sue condizioni agricole, la regione piana e i modi di migliorarla , sulle condizioni climatologiche e atmosferiche della regione mediana >, sulle condizioni economiche e sulle strade, sulla popolazione, sulla distribuzione delle colture.
Dopo aver constatato che nessun miglioramento si era avvertito a Napoli e che anzi c'era un aumento di malcontento per la soverchia speranza fatta concepire col viaggio del Re, il 23 giugno 1862 La Stampa invitò il Governo a calmare le passioni e a togliere aU'ammiiùstraaàone napoletana ogni colore politico.
Fu ben inserita nei problemi locali la trattazione della questione romana in vista delle conseguenze a Napoli della politica di Bonaparle, per il lavorio dei preti sulle masse e la politica clericale del governo; furono criticate le proposte di Sella inerenti ai problemi meridionali. Della vendita dei beni demaniali3) il ministro voleva servirsi come provvedimento finanziario per evitare il prestito, ma ne era considerato sballato il concetto e il fine, mentre il modo scelto per vendere mostrava ignoranza delle leggi d'economia: la vendita all'incanto danneggiava i piccoli proprietari; il vantaggio dei grossi finanzieri avrebbe causato fluttuazioni dei corsi del credito pubblico; era dannoso il progetto sotto il rapporto dell'economia sociale e sotto l'aspetto politico per gli effetti sul popolo da un provvedimento favorevole ai grandi capitalisti; sarebbero stati sottratti danari al capitale circolante in agricoltura; non si sarebbe avuta una maggiore divisione della proprietà. TI 3 agosto La Stampa considerò la questione sotto l'aspetto fiscale e il 4 agosto dichiarò di essere favorevole all'operazione, ma non nel modo esposto dal ministro; indicò, infatti, anche il proprio concetto sulle condizioni di vendita, mentre in un primo tempo si era dichiarata favorevole al prestito. Provvide poi la Commissione a disapprovare i metodi per vendere proposti dal ministro e a sostituirvi un proprio progetto.
Circa la convenzione ferroviaria Rotschild-Talabot,4) questa era considerata dannosa non solo per le eccessive concessioni alla Società, ma soprattutto
J) Ibidem, p. 205.
2) La Stampa, M-J I4.>ltf-I7 ghigno 1862.
3) Ibidem, 28 giugno, 5-6-30 loglio, 34 agosto 1862.
4) Ibidem, 6-7-10-13*18-22.26-31 loglio 1862.