Rassegna storica del Risorgimento
BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
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1973
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569
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La Stampa di Ruggero Bonghi 569
aveva ragione dì temere che si togliesse le libertà costituzionali; non doveva reprimere, ma costruire rimettendo ordine nel personale, ponendo argini alla camorra e al brigantaggio. Gli ultimi giorni di agosto il provvedimento fa considerato, quindi, come l'augurio di un avvenire migliore.
Nel frattempo il Popolo d'Italia a Napoli avvisava di cessare le pubblicazioni; per le misure di rigore prese, l'Unirò Italiana faceva lo stesso a Milano attribuendo la cessazione al Fisco e all'indifferenza del pubblico, la stessa sorte toccava aSÌArlecchino a Napoli.
Il 5 settembre La Stampa già scriveva di non ritenere la condizione eccezionale capace di sedare la camorra, per la quale, invece, era necessaria una legge specifica; che la repressione della stampa con i relativi effetti morali sul Partito d'Azione ne avrebbe aumentata la violenza il giorno della cessazione dello stato d'assedio; che il brigantaggio non sarebbe finito, pur avendo il quotidiano fiducia in Lamarmora. Lo stato d'assedio, visto come il male minore quando Garibaldi stava per sbarcare sul continente, fu osteggiato dopo Aspromonte per l'inferiorità in cui le province napoletane si sarebbero trovate. Esso poteva servire solo se il governo l'avesse usato per esercitare poi un'azione legale più schietta e vigorosa, ma avrebbe generato scontentezza non essendo il ministero Rati a zzi in grado di dare la prova di forza necessaria. I camorristi incarcerati da La Marmora avrebbero fatto proseliti anche nelle carceri; contro mali cosi radicati occorreva una costante, -normale azione di legge. Si prevedeva che l'epurazione di impiegati nelle amministrazioni civili di Napoli e Sicilia avrebbe suscitato cupidigie, accuse e sarebbe stata un'opera di partito. (19 settembre 1862).
Per la calorosa campagna condotta contro lo stato d'assedio e contro il ministero in generale La Stampa fu inserita in una lieta di giornali proibiti in Sicilia, assieme ad alcuni organi di sinistra. l> H 18 ottobre essa invitò La Perseveranza e L'Opinione a protestare contro il bando e accusò il ministero di confondersi collo Stato e col governo; La Perseveranza il 17 ottobre aveva scritto di non poter far molto, ma che in ogni caso il commissario regio di Sicilia non aveva colpa, poiché la nota dei giornali gli era stata trasmessa dal ministero dell'Interno. Il provvedimento fu preso probabilmente per la convinzione che lo stato di agitazione nell'isola non si fosse esaurito. La Nazione del 16 ottobre aveva scritto che molli si meravigliavano del divieto per La Stampa e per La Gazzetta del Popolo, ma che in fondo la decisione era il risultalo di un sistema del ministro dell'Ih temo di impedire ogni discussione, di confondere i giornali critici, di vendicarsi della critica con rappresaglie, di considerare anarchica ogni opposizione; invitava infine anche i giornali ministeriali a protestare. La Slampa il 19 ottobre si lamentò che essi invece avevano taciuto. 3
Lo stato di assedio nella mente dei Napoletani si era collegato con l'aumento di truppe atteso da tempo e il fatto che molli lo trovassero desiderabile era una rampogna al governo che in due anni aveva mancalo alle funzioni d'ordine
1) Lo lista fu pubblicata dal Giornale Ufficiale di Sicilia il 14 ottobre 1862.
2) Il 12 -novembre 1862 La Stampa scrisse die lo poste di Torino avevano restituiti i numeri di agosto spediti nello province di Bari e Lecco, ma non era stalo doto alcun avviso che durante lo stato d'assedio il quotidiano rosse stato escluso anche dal Napoletano.