Rassegna storica del Risorgimento
BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
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1973
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577
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(f La Stampa di Ruggero Bonghi 577
malti coleste questioni locali, trattate solo nei luoghi in cui ardono e bruciano, non sono mai riguardate alla luce degli interessi dello Stato e portano, nelle soluzioni che ricevono, io stampo gretto e meschino d*una veduta autonomica e parziale; si propose inoltre di dare maggiori notizie sul lavoro legislativo e la funzione del Parlamento, per giovare alla cultura politica del paese, cosa non facile, essendo inesistente in Italia l'abitudine inglese della collaborazione dei lettori al giornale. Questo programma non si discostava molto da quello del 7 febbraio 1862, soprattutto nelle idee di base; La Stampa del resto lo considerava coerente col programma del ministero Mingbetti e tendeva negli articoli di fondo a mettere in risalto la italianità degli orientamenti politici e la necessità di un decentramento che significasse anche uguaglianza di diritti e doveri, soprattutto fiscali.
Circa i lavori del Parlamento La Stampa il 31 maggio 1863 insistè sulla necessità di affrettarsi anche per timore che la mancata approvazione entro la fine dell'anno delle leggi amministrative e finanziarie proposte da Mingbetti potesse compromettere resistenza del ministero. Rattazzj lo accusava di vagare incerto tra i diversi partiti, di non avere un sistema chiaro, La Discussione, pur favorevole in genere alla cessazione di scissure nella maggioranza, parlava di consorterie tosco-partenopee, II Diritto *) conduceva una lotta di chiara impronta politica; di fronte alle varie opposizioni il voto del 20 grugno, di fiducia al ministero, aveva, secondo il quotidiano di Bonghi, permesso ai partiti di uscire dal caos e di comporsi in modo più. armonioso. Vi avevano collaborato cavouriani, seguaci di Garibaldi e alcuni Napoletani che avevano considerato un danno l'unificazione: Pica e Liborio Romano. Fra i Napoletani gettati nell'opposizione da un sentimento esagerato di lesa dignità * restava San Donato, mentre Ranieri si era astenuto; dei 53 voti contrari 27 erano di sinistra più. o meno schietta , 26 del terzo partito >.2) Liborio Romano inviò a La Stampa una lettera, pubblicata il 27 giugno 1863 ed una ne inviò Pica, in cui respingevano le accuse di municipalismo.
Circa le leggi d'imposta sulla ricchezza mobile, imposta fondiaria e dazio consumo, il giornale sosteneva una più equa ripartizione delle imposte tra i vari ex-Stati italiani e la necessità che fossero discusse insieme. A questo argomento e alla legge sulla leva militare furono dedicati quasi lutti gli articoli di prima pagina in luglio in attesa della discussione sulle ferrovie calabro-sicule e sulla legge relativa al brigantaggio.
La sessione si chiuse proprio con quest'ultima legge; allorché fu presen-
Latterò italiane u. Per far conoscere inoltre i dispacci della agenzia Stefani posteriori alle pubblicazioni de ÌM Stampa la direzione li avrebbe trasmessi per mezzo di un bollettino stampato nei centri principali e diramato a domicilio.
i) Il 1" pugno 1863 Barati ni ni dimise dal giornale; La Slampa (2 giugno) se ne doleva poiché da una corriepondenBa de La Perseveranza à sapeva che esso sarebbe passato nelle mani del partito che dirigeva l'Unità Italiana e .// Popolo ftltalia-, dai {guati JJ Diritto aveva tentalo di distinguenti. Ma non fu così : La linea del Diritto BOB mula quando nel giugno del 1863 la direzione passa dal Margoni a Giuseppe tavinirì. Il noovo direttore combina a mettere in primo piano il completamento dell'unità, da farai eoll'ausilio doJHnlalatì*va popolare, pur mostrando una maggioro apertura ai problemi sociali... e por sostenendo, come Bargonri, la necessità di larghe riforme interne (A. SCJKOCCO, / democratici oit., p. 233).
2) La Stampa, 23 giugno 1363.