Rassegna storica del Risorgimento

BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno <1973>   pagina <578>
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Renala De Lorenzo
tata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta fu accolta da molli con ripu­gnanza perché offendeva i principi liberali. I deputati di Sinistra napoletani e siciliani rinfacciarono la colpa del fenomeno alla maggioranza che non aveva ottenuto Roma, né latto siuTu-iente cambiamento tra gli impiegati né suscitato abbastanza la passione liberale, democratica ed unitaria. Per La Stampa, es­sendo impossibile per ora andare -a Roma, essendo stato notevole lo sposta­mento di impiegati al punto che l'amministrazione ne era sconquassata, questi deputati avrebbero dovuto considerare un'onta maggiore l'esistenza stessa del brigantaggio e non i singoli provvedimenti. Essa precisò inoltre che la novità della legge non era nei mezzi repressivi che l'amministrazione Minghetti aveva già usato non senza effetto del tutto , x) e che l'uso anche nel passato di mezzi illegali non era recriminabile di fronte ad un simile male; l'importante era che essi per legge fossero adoperati con lo stesso criterio e la stessa intensità in tutte le province con accordo tra autorità civile e militare e notevole con-corso delle classi influenti e ricche del luogo. La Commissione d'inchiesta infatti, nel costituire la Giunta di pubblica sicurezza si era proposta l'ac­cordo delle autorità governative ed il concorso della cittadinanza. I deputati napoletani che avevano sollecitato la Commissione d'inchiesta dovevano ora per coerenza volere anche la legge.
Il 29 luglio il ministro dell'interno presentò alla Camera dei Deputati una legge per disposizioni provvisorie intorno alla pubblica sicurezza nelle province siciliane e chiese che, per l'urgenza, ne fosse demandato l'esame alla stessa commissione che aveva riferito sulla legge del brigantaggio nel Napo­letano. Se questa richiesta per La Stampa era legittima, Crispi si oppose poiché della Commissione non facevano parte Siciliani e poiché riteneva che non vi fosse nell'isola bisogno di leggi eccezionali, essendo ogni cosa normale; piut­tosto era opportuna una epurazione fra gli impiegati.
In verità il quotidiano di Bonghi aveva sempre sostenuto che per quanto i partiti fossero divisi, le voci dei corrispondenti sulla situazione siciliana erano esagerate; aveva citato2) i risultati delle ultime due elezioni quale prova della sconfitta delle forze apportatrici di caos e del concorso degli elettori; aveva insistilo sulle radici che ancora vi aveva il partito liberale; come per le province napoletane aveva spesso scritto del miglioramento delle condizioni di sicurezza pubblica; aveva lodato i militi zelanti nell'arresto dei renitenti alla leva. Ad essa II Diritto contrapponeva, durante lo stesso mese dì maggio, il mi-glioramento delle condizioni di spirito pubblico nell'isola, ma il peggioramento della sicurezza pubblica, adducendo come prova alcuni reati di sangue commessi durante sei giorni nel circondario di Termini; ma l'organo ministeriale, ser­vendosi di specchietti statistici pubblicati dal Giornate Ufficiale di Sicilia, sosteneva che, pur non essendo eccellerne, la sicurezza pubblica era miglio­rata e che la polemica di molti giornali non si basava su informazioni precise. Il 7 luglio ancora La Stampa era ottimista sulla vigoria delle autorità militari e civili; introdurre la leva era positivo né c'era da spaventarsi delle difficoltà
') Ibidem* 28 giugno 1863; il Diritto svolgeva invece una campagna ostilo: già in maggio (Lo Stampo* 8 maggio 18631 aveva pubblicato uno stato numerico dì bri­ganti morti, arrestati, fucilati nei primi tre meri del 1863, aggiungendovi parole allu­sive ad una possibilità di colpa della Coinmi*ione d'inclUcsta circa la scarsa, attivila dellu polizia e dei militi.
2) ha Stampa, 15 maggio 1863.