Rassegna storica del Risorgimento
BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno
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1973
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pagina
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589
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< La Stampa di Ruggero Bonghi 589
La Stampa riteneva che la sessione non potesse durare tonto a lungo da concludere tutto il lavoro legislativo previsto e che *i danni politici che la persi-stenza del Parlamento oramai produce sieno molto maggiori e molto più: certi che i vantaggi amministrativi che da tale o tale altra legge votata si spera ottenere .
Il giudizio sull'unificazione affrettata non era inesatto poiché in realtà si agì con eccessiva rapidità per portare a termine questo lavoro prima del trasferimento della capitale; i motivi del dissenso tra La Stampa e L'Opinone e La Perseveranza non erano impropri.2* I problemi meridionali passano chiaramente in secondo piano con maggiore evidenza in questo periodo in cui il giornale aveva da combattere una battaglia ardua contro i suoi stessi amici e già pensava al futuro trasferimento della capitale come alla data della sua morte.
La Stampa, infatti comunicò ai lettori la fine delle publicazioni con una lettera di Bonghi a Fabbri il 30 aprile 1865.
I motivi della decisione erano politici ed economici: se da un lato, infatti, un giornale che dovesse commentare gli avvenimenti parlamentari non si poteva concepire lontano da Firenze, dall'altro Bonghi aveva speso molto per il suo quotidiano e non aveva i mezzi sufficienti per farlo continuare in Toscana. Scrive infatti D'Ovidio: Fu un bel giornale, ma una cattiva speculazione che per poco non lo trasse al suicidio. I tipografi, mal sorvegliata, buttavan via i caratteri per risparmiarsi la fatica di scomporli; non avendo avuto sentore inoltre dagli amici della Convenzione, spese molto per un periodico che non sarebbe potuto durare in Torino .3)
Concludendo con un giudizio positivo sull'opera svolta dal suo giornale Bonghi indicava la necessità politica della fine riassumendo gli odi e gli affetti e perciò la vita intensa della sua attività giornalistica, in una lettera al Fambri.
Poiché è finita la sessione della Camera egli scrìsse io credo bene che anche e La Stampa finisca. Da solo, tu non vuoi assoggettarti all'uggiosa fatica di condurla avanti, ed hai ragione: ponesti, sin. da principio, a condizione la mia compagnia. Ora, io mi son risoluto da un pezzo di uscire da questa via dei giornali, che ho menato, molto mio malgrado, per quattro anni; od è giunta Torà che io posso effettuare la mìa risoluzione. Mi basta la battaglia combattuta einora; lascio ai più giovani e ai più volenterosi di me questa maniera di lotta. Se i mici elettori vorranno, pìglierò
J) La Stampa, 27 gennaio 186S.
2) Scrìve infatti A. AQUABONK {Vanificazione legislativa e i cadici del 1865, Milano, 1960, pp. 79*80): Alla realizzazione dell'unità politica d'Italia non corrisponde un profondo rinnovamento dello preesistente struttura giuridica sia nel campo civile che in quello commerciale o penale ; ciò accadde per la tumultuosa vita politica italiana che rendeva più impellenti altri problemi, ed anche perché l'esigenza di un tale rinnovamento non era pressante >, dato che le condizioni economiche e sociali del paese non avevano subito, ne! cinquantanni seguili alla dominazione napoleonica, mutamenti veramente radicaii : una semplice revisione del sistema legislativo in vigore, che ai rifarete in ftostonza alla codificatone francese, sembrava per il momento sufficiente > ... Il modo in cui si era realizzata l'unificazione era destinato cosi a dure origine a una delle molte fratture interne della società italiana che dovevano rendere difficile la vita del nuovo Stato postawrguncnialo . Cicca I limiti e le prospettive deb l'unificazione amministrativa vedi anche: C, PAVONE, Amministrazione centrale e animi-lustrazione periferica da Rat tozzi a Rie asoli (1859-66), Milano, 1964, pp. 193-212.
*) F. D'Ovimo, IL Bongla, db, pp. 5-45.