Rassegna storica del Risorgimento

BONGHI RUGGERO; GIORNALI TORINO 1862-1865; ITALIA MERIDIONALE S
anno <1973>   pagina <590>
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Renala De Lorenzo
ancora parte da deputato alla vita politica del paese; quando i miei elettori trovassero ehi meglio di me potesse rappresentarli, ritornerò tutto ai miei antichi studi con lie­tissimo animo. La Stampa , d'altra parte, ha finito il suo compito. Oggi, non avrebbe più ragione di continuare in Torino; ed a Firenze il suo passato la legherebbe. Bisogna rolla legislatura nuova far vita nuova. I parliti vi dovranno, nel parer mio, subire una modificatone profonda; e gli nomini politici aggrupparrói, quanto più è possibile, liberi dalle reminescenze di questa legislatura che finisce. Per quanto siano state utili alla politica italiana le divisioni dei quattro anni scorsi, che sono state le molle stesse di tutto quanto il suo moto, altrettanto tornerebbe dannoso ormai, che le lor forme s'irrigidissero e persistessero nella sessione avvenire. Ora, La Stampa ha, secondo me, compiuto Un officio utile e importante in questa vicenda di partiti eh'è durata quattro anni. N'ha previsto le vittorie e le sconfitte nella ragione dei fatti; ed ha accompagnata la vita del paese con un giusto presentimento della via ch'esso intendeva seguire. Ma nel farlo ha pur dovuto, ed era necessario, pigliare virilmente la parte degli unì contro gli altri; e non ha cessato mai di gettarsi nel pia vivo della mischia.
È un passato che la onera; ma che Ina caricata li troppi affetti e di troppi odi. Non potrebbe nella battaglia avvenire presentarsi sciolta dagli uni e dagli altri; e scegliere, libera, il posto suo ad ogni zuffa. Deve, adunque, morire; come deve morire ogni cosa a questo mondo, che ottiene l'intento suo, ed esaurisce, per ottenerlo, rutto il suo interno vigore. Deve morire; e scontare colla sua morte la riuscita della sua politica, riuscita però, di cui la gioia, pure si potesse dire gioia, è stata ad essa stessa amareggiata da tanta guerra, da tanti rincrescimenti, e dai distacchi i più dolorosi; e che oggi, non ch'altro, le sarebbe più che temperata dai presentimenti d'un avvenire, che ci si para davanti a tutti, non minaccioso certo, ma pieno ancora di difficili pro­blemi è di ardue prove. ')
L'epistola conclusiva offre parecchi spunti interessanti per comprendere l'ufficio che Bonghi aveva attribuito a La Stampa, i motivi della cessazione ed i risvolti personali di questa decisione. Innanzitutto l'autore mostra Pintenzione di ritirarsi dall'attività giornalistica cosa che egli non attuerà e che poteva in quel momento essere suggerita solo da un periodo di crisi e di sconforto. H giornale, infatti, cessava oltre che per motivi obiettivi, anche sulla scia di una campagna politica relativa all'unificazione legislativa ed amministrativa, che aveva diviso organi di stampa abituati ad interpretare e commentare i fatti sotto la stessa visuale; La Stampa aveva visto fallire la propria opinione caldamente sostenuta contro gli stessi amici.
Bonghi, tuttavia, continuò a collaborare con La Perseveranza e si cimentò ancora con assiduità nell'attività giornalistica; del resto la sua abilità in questo campo era di gran lunga maggiore che non nelle opere di vasta mole, al punto che D'Ovidio avrebbe voluto scegliere alcuni articoli di Ruggero Bonghi e co­desta antologia sarebbe uno dei capolavori della prosa italiana ed il capola­voro > del nostro, poiché nell'articolo che gli si maturava dentro inconsape­volmente e gli spicciava fuori con un impeto ed una vena che durava fino alla fine, egli raggi ungeva un'altezza insuperabile .2)
i) Con toni nostalgici Bonghi scrive del giornalismo italiano di quegli anni nella introduzione al volume di N. KM UN A un INI. Guida alla stampa periodica italiana, Lecce, 1890, pp. III-V.
'2). F D'Ovini, 1 pensieri inediti del Bonghi, in La Cultura, * dicembre 1899, pp< 35.7-360. Sostengono l'abilità dal Bonghi corno giornalista più che come scrittore di