Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1973
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pagina
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595
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Archivi minori romani
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H Comitato a Roma , sul quale si intrattiene l*autore stesso in undici lettere ad Augusto Lorenzini, del quale ce ne resta* invece, solo una sul medesimo argo-mento, così come una è scritta da Francesco Siacci. Le quattro lettere di Vincenzo Maggiorana cominciano con il parlare dello scritto dell'Ovidi per finire, nel 1870, a tracciare le linee di una Patologia della questione romana, che avrebbe voluto pubblicare.
All'attività di scrittore filosofico-politico dell'Ovidi si riferiscono una lettera del '66 di Carlo d'Ormeville, una di Romualdo Bontadini del '67, una di Luigi Silvestrelli del '61 e altra di Quintino Sella del '66. Quest'ultimo, in due lettere del '64, gli aveva tolta ogni speranza di aiuto finanziario per la pubblicazione di un giornale che trattasse di affari romani.
Della città eterna parlano Filippo Del Frate (2 lettere 1861, 1865), Bartolomeo Polverosi (2 lettere 1862, 1863); Giuseppe Checchetelli (10 lettere 1867-1877) e Luigi Silvestrelli, il quale, in una lettera del '67, sfoga tutta la sua malinconia. Francesco Grispigni, invece, nel 1864, deplora l'attentato a Napoleone HI, perché riaccenderà le polemiche sull'uso del pugnale da parte degli Italiani.
Ricordiamo anche due lettere di Mattia Montecchi del '65, intorno alla sua candidatura nel collegio di Poggio Mirteto ed una, ricca di elogi, di Bettino Ri-e asoli del '67.
Dopo la liberazione di Roma si fa vivo un personaggio che ebbe una sua notorietà in campo militare nel '48, ma che non seppe poi inserirsi nella nuova realtà italiana e visse l'esilio in isolamento ed isolato si senti anihe in Roma capitale. Credo valga la pena di leggere il suo sfogo fino alla firma, che basta da sola a delinearne il carattere... 29
Roma, S aprile 1872 Piazza San Carlo al Corso 433
Carissimo Gvidi,
Ricevei la vostra a me grata, non avendovi mai perduto di vista per la grande stima, che vi professo,
Ho fatto poco per voi, non potendo che poco, vivendo diviso da tutti, e segregato, dirò cosi dalla mala compagnia di quella consorteria, che tanto e tanti di nostri fiancheggia!
Ma voi, benché giovine, siete già abbastanza conosciuto, perché nel mentre fate e bene, avete pur fatto, quel che tanti non sanno fare, ed ormai cognito al Governo per opera ed al Municipio per la stampa; io penso che non avete che presentare i vostri titoli, e se colassù si cerca il bene del publico, non potete dubitare daU'ottenere quello che cercate: io ve lo auguro, e lo spero; temo però e temo assai...
Per avere molto letto, or mi ricordo di queste poche linee latine, che vi trascrivo, non per baldanza di applicarmele, ma perché forse è pur vero, che potrebbero in qualche parte a me appartenere. Se io non fossi di già morto nella vita publica: Audite juvenes genem, quem juvenem sertes audivere.
Ed io eerto, da oltre mezza secolo, se fui tra i primi a sognare di libertà futura, fui certo il primo tra 1 Patrizi Romani, che osai predicarla, guardando in faceta fiso un mal Governo che dominava; e non dubitando di oppormi gagliardamente a molti e più esperti è più dotti di me, ohe mi con Indicevano, ed ammonivano hi mia giovinezza, strascinata a perdersi nel vasto pelago delle utopie.
Essi sono morti! ed io ho potuto vedere la odierna felicità dell'Indio: ma che io che giovine non dubitai mai del successo oggi pur tremo o porche dell'avvenire? È forse anche questo uno dei mali di (unga età. E dovrebbe pure rassicurarmi il pensiero di averla tutta spesa in servizio della Patria e spesso in tra le armi, sempre poi studiando a suo prò, nelle meditazioni di lungo esilio e volontario peregrinando prima del '47 per sette anni e poi forzato, dopo il '49 e pel lungo spazio di anni trentuno!