Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1973
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604
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Libri e periodici
Per questo nella Toscana del Settecento e del primo Ottocento il problema essenziale era quello del regime giuridico dell'economia, come premessa per l'avanzata della libera impresa ai speculazione e di profitto (p. xvi). Formandosi infine sui problemi dello sviluppo industriale, sulla politica economica, sui trattati di commercio, sulla riforma doganale ecc., il Dal Pane viene ad esaminare l'opera di Piètra Leopoldo in vista delle riforme, con l'espandersi deua libera impresa, la formazione di un ceto di imprenditori, la sicurezza e libertà alla proprietà ecc. Ma la stagione delle riformo venne in breve interrotta sia dalla elezione del Granduca a imperatore, sia soprattutto dalle vicende europee di quegli anni, tra lo scoppio della rivoluzione francese e le spedizioni in Italia di Napoleone, così che un nuovo periodo ebbe principio, anche sotto il profilo economico, con la creazione del regno d'Etruria (1801-1807) e poi con la incorporazione della Toscano, divisa in tre dipartimenti, nell'impero francese. Prendendo spunta dagli studi ottocenteschi dello Zobl e utilizzando anche documenti degli archivi parigini, il Dal Pane meglio definisce il disegno già noto dell'economia toscana, e in particolare si sofferma sul commercio di Livorno, il cui porto di fondamentale importanza e in fase di decadenza a causa del a. blocco inglese , sul censimento industriale del 1811 (circa il dipartimento dell'Arno) con notizie concernenti il regno minerale, vegetale e animale, sul modificarsi della produzione industriale ormai organizzata soprattutto per il consumo interno. Volgendosi poi all'età della restaurazione, il Dal Pane mentre afferma che la fisionomia economica del paese si può ritrarre, innanzi tutto, con una notevole approssimazione dall'esame dei dati relativi alla popolazione economicamente attiva (voi. II. p. 55), si serve dei dati del censimento del 1841 dì recente rielaborati dal Bau-del;tini - traccia un panorama d'insieme della distribuzione degli abitanti per professione e condizione, e, accompagnando il tutto con quadri statistici e tabelle, si sofferma sulla distribuzione geografica di opifici e botteghe, sui caratteri delle principali industrie, sui problemi dello sviluppo industriale e commerciale, sulla politica del governo toscano a tale proposito (e circa le comunicazioni, le opere pubbliche, la finanza, la moneta e il credito eoo.). <c In fondo la politica dei due ultimi Lorena si adattava alle condizioni economiche della Toscana della Restaurazione. E, a guardare le cose da un punto di vista statico, non si può negare che ci fosse una rispondenza fra il fine ed i mezzi. Si voleva procurare il maggior benessere possibile entro i quadri della costituzione economica vigente e si cercava perciò di riunire, secondo i principi di un conservatorismo illuminato, le condizioni indispensabili al miglioramento e al progresso degli istituti e delle strutture tradizionali. Entro questi limiti l'economìa toscana aveva raggiunto uno sviluppo notevole, forse quel grado di sviluppo che gli stessi limiti consentivano () Si era giunti insomma ad un punto morto. Per uscire dalla stasi, bisognava rivoluzionare le vecchie forme di produzione, ma questo presupponeva a sua volta hi formazione di condizioni che per allora mancavano. Fra tali condizioni c'era naturalmente anche quella che riguardava il ceto dirigente e la tensione ideologica (pp. 31.6-317): i problemi e gli interessi dell'agricoltura o dell'industria, l'allargamento del mercato, la necessità di sicurezza e stabilità sociale e politica a]- c'allegavano cosi con la soluzione della questione politica in vista della unificazione nazionale.
RENATO GIUSTI
GIOVANNI MANZONI, Documenti per la storia di Lugo dì Romagna* parte 1": 1815-1830, parte II": 1830-1832, 2 voli.; Lugo, Malberti, 1972-1973, in 4 pp. 176144, con tur, 2.5001.500.
In tatti i tempi, e- particolarmente nei più torbidi, non pochi rappresentanti della classe nobiliare, o presi da avvilimento che e l'annunzio della decadenza, o ingenuamente ansiosi di uni:forjnr.si ai nuovi costumi, si sono ritirali nel loro familiare spogliatoio, e qui - lasciati cadere a terra quegli abiti che II Machiavelli chiamava curiali hanno indossato quelli di cui si copriva il Machiavelli medesimo quando faceva vita 'da osteria.
Costoro sono appunto i tipici rinunciatari che, presi da quella debolezza ohe vorrebbe apparire come coraggio, ai danno persino premura di mettere in dimenticanza il passato della loro Casa che pur appartiene albi storia,