Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <606>
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606 Libri e periodici
cagione la speranza di essere riuscito, con questa modesta ed imperfettissima fatica, a ren­dere omaggio a quei giovani che nel nostro tempo stanno volontariamente morendo per protestare, come già fecero i Bandiera, contro i moderni sopraffattori della libertà e della indipendenza dei loro paesi. Il messaggio lasciato dai Bandiera e trasmesso, attraverso gli anni, dai Manara, dai Pisacane, dagli Oberdan, dai Battisti, dai De Bosis, è stato raccolto ai nostri giorni dai Pai adi. Esso appare dunque immortale ed in tempi nei quali altri gio­vani sembrano voler disperdere gli antichi tesori dello spirito, che sono nostra e loro ere­dità, nelle contese volgari ed inutili d'una falsa inefficace vuota protesta contro la società che pure li ha espressi, in questi tempi di contraddizioni, di ipocrisia e di strumentaliz­zata stupidità, mi e parso non inutile riproporre hi storia dei due fratelli, veneziani e non ancora italiani ma spiriti autenticamente liberi .
Questo motivo conduttore guida la minuziosa narrazione della vita dei due Bandiera, l'ambiente familiare e sociale, la formazione intellettuale, culturale, i primi passi verso il rifiuto di una situazione di pacata sottomissione, di pigro quietismo politico ormai impe­rante nel Veneto a tutti i livelli sociali.
Alla ricca documentazione, all'indagine scrupolosa, quasi poliziesca, condotta in tutte le direzioni per spiegare revolverai della personalità dei futuri martiri e lo sviluppo degli eventi, Bonanni-Caione accompagna un'interessante puntualizzazione psicologica che ha il merito di soccorrere il racconta là dove il documento manca, e di dar una vivacità e palpa­bilità singolare ai due personaggi, liberandoli quasi dagli schemi storiografici, dal piedi­stallo inaccessibile di purissimi eroi e martiri. Il processo di umanizzazione, non di smi­tizzazione, riesce quasi completamente e in maniera soddisfacente, pur se talvolta l'À, si spinge un pò* in là con le sue ipotesi, preso da ammirazione ed entusiasmo per i due protagonisti.
Già col titolo del libro. l'A. indica l'angolazione particolare con cui si propone di sviluppare la vicenda dei Bandiera, incentrandola appunto sull'episodio certo più discusso e giudicato meno eroico, cioè la scandalosa diserzione, per spiegare e dar ampio spazio al dramma interiore, preludio ai disgraziati eventi successivi. Sullo sfondo compaiono gli altri protagonisti, i genitori, gli amici fidati e i compagni di sventura, Nicola Fabrizà e Giu­seppe Mazzini, i numerosi traditori, spie, avventurieri, che popolavano i centri dell'emi­grazione politica, come, nel nostro caso, Corfù e Malta, gli agenti consolari, i diplomatici, informatisaimi, chi più, chi meno, delle trame rivoluzionarie. Ed infine, all'epilogo del dramma, appaiono i Calabresi, fratelli da liberare rivelatisi invece artefici della condanna. In questo agitarsi contuso di figure, uomini di primo piano e di infimo ordine, nello scon­tro di ideali puri quanto inattuabili e di bassezze e meschinità impensabili, di ingenuità e di menzogne si svolge il dramma complesso dei Bandiera, vittime quasi predestinate al doloroso epilogo del Vallone di Rovito.
MARTA GAIA GAIO
GIUSEPPE EMILIANI, La Società del Fiasco; Faenza, Tip. Faentina, ediz, di 125 esemplari, 1973, in 8 pp. 40, con ili. S.p.
È un granellino di sabbia nel vasto arenile del Risorgimento romagnolo, ossia è la piccola cronaca di una Società patrioti (co-umani taria che prende battesimo dal fiasco, per­one gli appartenenti ab antiquo alla medesima bevevano e la davano a bere.
Difatti dalla cronaca risulta che le bevute succedevano alle bevute con prudente mi-sura onde salvare l'equilibrio, mentre per salvare la pelle si tenevano segretamente (e va­riando da luogo a luogo) le adunanze dove Ironeggiarli! i fiaschi si discuteva di li­bertà, di Indipendenza, di Mazzini, e di Garibaldi, si sospirava Italia! Italia! , e si reci­tavano giaculatorie fra le quali la più abboccata ora a abbasso il governo dei preti .
La Società fonduta nel luglio 1846 (è l'aurora pieno rista) ebbe ufficialmente il nome di Società di Mutuo Soccórso fra alcuni operai, ma il fiasco prevalso aia come nomignolo sia come bandiera.
Inizialmente fu composta di 50 soci, e lo Statuto dispose che non potessero né ere* scere né diminuire; il uhe praticamente (e quanto al diminuire) non fu sempre possibile.