Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
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1973
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Libri e periodici
sito di una rissa avvenuta in un osterìa romana, ed a proposito di eerte situazioni die sii creano in Roma dopo il *60 e nell'anno della e insurrezione romana (1867).
A chi ci chiedesse come fanno i lettori di romanzi - eome va a finire la storia di nonno Toto, rispondiamo ohe egli dopo il *67 non è risparmiato dalla pena dell'esilio giacché la polizia Io cerca, ma poi alla fine ritorna a Roma capitale italiana, felice corno tutti coloro che qualche cosa hanno fatto o dicono di aver fatto per la sua liberazione.
Queste sono per concludere le vicende risorgimentali ramane nella verità vissuta da Toto, ed anche un poco nella, verità pensata dal suo degno nipote,
PIERO ZAMA
STELIO MARTELLI, Le battaglie di Solferino e San Martino; Varese, Varesina Grafica Editrice, 1971, in 8, pp. 164. L. 2.000.
Salutato, al suo nascere, dal rombo dei cannoni e dalle scariche di fucileria di Marengo, il secolo XIX fu il secolo delle ultime grandi battaglie manovrate: al suo tramonto quella chèj con una espressione che personalmente non ci convince molto, era definita l'arte della guerra non c'è una contraddizione tre Torte, che è vita, e la guerra, che otto molti aspetti della vita è l'esatto contrario? avrebbe subito una evoluzione al termine della quale ai grandi scontri campali dell'Ottocento sarebbero succedute le estenuanti operazioni di trincea che sarebbero state tipiche del primo conflitto mondiale. Per restare comunque al secolo scorso e all'area ohe ci riguarda più da vicino, l'Europa occidentale, hi cosa che colpisce maggiormente è che i membri della famiglia Bonaparte, quasi per un fatto personale, si siano accaparrati la maggior parte di questi combattimenti da antologia. Condizionato dal peso di una tradizione che non concedeva vie d'uscita, anche Luigi Napoleone fu sospinto a cercare la sua giornata di gloria, e la trovò a ridosso di un piccolo paese situato qualche chilometro sotto il lago di Garda; nei giorni che seguirono quel 24 giugno 1859 nacque e prese piede, soprattutto ad opera della proga-ganda francese, la voce secondo la quale a Solferino si era combattuta la bai taglia dei giganti , una battaglia che aveva avuto per degno stratega l'imperatore dei Francesi e per protagonisti gli eserciti più formidabili di tutto il continente. A leggere le memorie e le testimonianze di chi visse quella giornata, non è esattamente questa l'impressione che se ne ricava, e per un generale, il Fènélon, che esprìme ammirazione per l'abilità dell'imperatore, ce ne sono altri due, Trochu e Changarnier, che lo accusano apertamente di incapacità strategica e velatamente di vigliaccheria; una cosa è certa ad ogni modo: tutti sono concordi ncll'affermare che dopo Solferino le velleità militaresche di Luigi Napoleone, dell'uomo che in gioventù aveva scritto trattati di artiglieria e si era appassionalo alla ricostruzione della figura di Giulio Cesare e delle sue qualità militari, si smorzarono di colpo, tale era stata l'impressione prodotta su di lui dallo spettacolo orrendo offerto dal campo di battaglia, lo stesso spettacolo che di lì a poco avrebbe spinto Henri Dimani alla fondazione della Croce Rossa.
Un po' più a nord, a S. Martino, quel giorno agirono i Sardi di Vittorio Emanuele li; non era, quella piemontese, una macchina militare che si potesse paragonare per efficienza e solidità a quella francese, e infatti dovette batterai fino a sera inoltrata per fare in modo ohe una fulminea disfatta si trasformasse in una vittoria che tale fu più ohe altro perché l'armata contrapposta ai trovò risucchiala dalla sconfìtta subita a Solferino dal resto dell'esercito e dalla conseguente ritirata. A S. Martino i generali piemontesi erano, ci si passi il modo di dire, in pessima formo; meno di tutti lo era il cocciuto e mediocre La Mormora ohe, senza tener gran conto dogli ordini di Vittorio Emanuele, fa una battaglia tutta sua: si fosse chiamato Ramoxino, sarebbe finito davanti ad una corte marziale a rispondere dei suoi errori. Cosi puro il gen. Mollarti, e in maniera più grave il gen. Cuoohlari, ohe dopo il primo scontro col nemico, convinto che non e) sia più nullo da fare, ripiega precipitosamente verso il lago nel tentativo di ov lontanarsi il più possibile dal teatro dei combattimenti: Io stessa tendenza a perdere subito la calma che troveremo nella fase iniziale della campagna del 1866. So il 24 giugno