Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <617>
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Libri e periodici 617
napoletana. Il Popolo d'Italia, è noto, ha tono più moderato che non la consorella milanese umia Italiana. Ma si può veramente parlare di programma mazziniano, con il Della Perula, o è invece da respingere, secondo le tesi del Romano e del Valiani, tale classificazione? Almeno nella fase iniziale si tratta, per Scirocco, di mazzinianesimo filtrato : certo i problemi economici e locali sono in seconda linea, la questione della terra non è trattata, si insiste sull interclassismo e l'associazionismo; si pone tuttavia l'accento sulla necessità di autonomie comunali e di maggiore giustizia sociale, ponendo in luce molti aspetti della oziai politica ed economica del sud. Mancano totalmente, comunque, spunti pisacaniani. La vita difficile e disuguale del giornale è tratteggiata nelle diverse fasi: dalla parentesi rivo­luzionaria che si chiude con Aspromonte, alla nuova gestione del Mileti definita di <r livello deteriore e di mazzinianesimo pedissequo alla positiva direzione deh"Asproni. La fase migliore e più vìva, come tono, aperture e contenuto, è quella che porta l'impronta della personalità dell'esponente democratico sardo, ohe si chiude con l'ottobre '65. Due anni più tardi, dopo il ritiro del Vcrratti e del Mele, il foglio repubblicano si distacca sensibil­mente da Mazzini: ci sono momenti in cui appoggia la sinistra parlamentare, altri at­torno al '69 in cui mostra vive simpatie per l'Internazionale. All'epoca degli avveni­menti della Comune il giornale, che aveva mostrato entusiasmo per gli insorti parigini, sospende le pubblicazioni; riprende poi con alterne vicende, e nuove osculazioni ed inter­ruzioni sino al luglio '73. data della scomparsa definitiva. L'Autore tratta diffusamente della stampa democratica che offre una documentazione importante per ricostruire vicende, crisi e contrasti del repubblicanesimo napoletano. Accanto a fogli già noti democratici, anar­chici o socialisti sono studiali giornali minori, sovente di breve durata ma non per questo meno significativi: Il Pensiero, VAzione. Libertà e Lavoro, L'Italia Nuova, La Rivoluzione Sociale, VAnarchia, il Fieramosca ed altri ancora. E attraverso la stampa assumono rilievo gli atteggiamenti politici e i dibattiti ideologici di molti esponenti democratici, dal Morelli al Verratti. al Bovio, all'Imbriani.
Per quanto riguarda, in concreto, l'attività a vari livelli, sin dalle elezioni del '61 ap­pare come i democratici siano divisi e deboli. I mazziniani, almeno sino ad Aspromonte, sono i più intraprendenti, ma anteponendo il problema unitario sono i meno sensibili alle esigenze economiche locali. L'organizzazione operaia che nasce nel '61 e pensa a formare sezioni di mestieri, tende con gli anni ad allentare sempre più i legami iniziali col partilo d'azione, anche se si mantiene in gran parte su posizioni democratiche. Pur dichiarandosi favorevoli, al congresso di Firenze, alla politicizzazione, gli operai napoletani cercano di mantenersi autonomi e mostrano, attraverso i primi scioperi, una coscienza di classe. (Sci­rocco non ritiene fondati i sospetti del Rosselli di influenze borboniche nelle agitazioni del '61). Col '63 il Tavassi, gioielliere moderato, assume una posizione di rilievo nell'orga­nizzazione dei lavoratori: vengono estromessi i soci onorari (in gran parte mazziniani) e si ha uno slittamento della maggioranza degli artigiani su posizioni assai caute. La società Umanitaria, che ha carattere dichiaratamente democratico, è fondata nel '65: ha un'esi­stenza difficile, che si chiude nel '73. I democratici perdono a questo punto i già deboli contatti col mondo del. lavoro.
Un quadro di grande interesse sul numero e la consistenza di Comitati di Provvedi' mento, Società Unitarie, Associazioni Italia Una è offerto dal lavoro che fornisce per la prima volta indicazioni precise sull'attività del partito d'azione nel Napoletano tra l'unità ed Aspromonte. Nell'agosto '62 l'intensa attività svolta si chiude con un fallimento per l'in­capacità da porte dei democratici, astratti e divisi tra loro, di agganciarsi sia alla borghesia, amante dell'ordine, sia allo masse. Negli anni successivi i repubblicani limitano di solilo la loro penetrazione alle società di tiro, afTambiente studentesco ed in particolare universi­tario, ad alcuni circoli borghesi radicaleggiami e logge massoniche. L'indagine si allarga ai vari centri della Massoneria napoletana e olla lòggia Sebesia, legata a Garibaldi.
A proposito delle origini dell'anarchismo a Napoli, l'Autore riafferma, in base a docu­menti inediti, l'importanza fondamentale della presenza e dell'azione del Dakunin u Napoli, confutando e rifiutando le note lesi del Romano ohe trova una matrice pisloaniana al socialismo nel sud. I Saggi, come Scirocco (limosini, sono in questi anni a Napoli scomparsi e dimenticati} il nome di Pisacano non appare neppure- su fogli mazziniani o socialisti (se non, raramente, a ricordarne il sacrifìcio). All'arrivo del Bnkiuùu vi è solo presenza mazzi-