Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1973>   pagina <619>
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Libri e periodici 619
un'associazione operaia che ha lento sviluppo o seguito limitato: nell'agosto dello stesso anno ha forse da 800 a 1000 soci con 9 sezioni. I nuovi arresti del '73 e i fatti di Villa Rum minano irrimediabilmente l'organizzazione; la Federazione si scioglie. Nel novembre '75 non esiste più una sezione, ma solo secondo i rapporti della Prefettura un <t nu­cleo di individui socialisti. La Federazione Operaia è ricostituita nell'agosto '76 con pochi operai e studenti . Anche qui, come tra i repubblicani, la discordia mina le già scarse possibilità di azione: nel '77 esistono ben quattro nuclei internazionalisti sparuti ed in contrasto fera loro. Certo, qualcosa si muove ed il foglio VAnarchia lo attesta ; ma la crisi è evidente, anche iperebé i socialisti napoletani trascurano, in questa fase difficile, l'organizzazione dei lavoratóri. Nel '78, anno con cui si chiude l'indagine, Napoli non è più centro di socialismo, e vede comunque indebolite e divise le forze democratiche di diversa estrazione.
Il saggio di Alfonso Scirocco rappresenta certamente un contributo essenziale che allarga il quadro dette storie locali necessarie per una piena e completa valutazione com­plessiva delle vicende della democrazia italiana. La documentazione nuova offerta sulle asso­ciazioni democratiche e radicali e sulla stampa quotidiana e periodica presenta aspetti di particolare interesse. Sul movimento socialista esistono ancora, per mancanza di dati, alcuni punti da chiarire; è tuttavia illuminante la pubblicazione di documenti che rivalutando Pozione del Bakunin correggono la tesi del Romano sulla matrice pisacaniana del socia­lismo napoletano.
BIANCA MONTALE
GIUSEPPE BERTI, Trasformazioni interne della società parmense-piaccntìnà. 1860-1900 (Appunti e note); Piacenza, Editrice UTEP, 1972. in 8, pp. 194. L. 2.000.
Nato da una rielaborazione e integrazione di precedenti lavori (con un capitolo ine­dito), il presente volume offre una rapida illustrazione della realtà politica, sociale ed economica delle provincia di Parma e Piacenza negli ultimi decenni del XIX secolo, giovandosi di materiali di prima mano manoscritti e a stampa tratti dagli archivi locali e non. Precisati i caratteri detta società e delle classi all'indomani dell'unificazione nazionale e i raggruppamenti dette forze politiche, il Berti si sofferma poi sull'associa­zionismo operaio, sull'Intemazionale, sui movimenti politici e sociali nel periodo seguente, con particolare riferimento al movimento cattolico, ai repubblicani, ai socialisti, ecc., di tanto in tanto richiamandosi all'influenza di Costa, ai rapporti, col mondo democratico lombardo, ai problemi connessi con le trasformazioni sociali e politiche in corso in quegli anni. Cogliendo i nessi di aziono politica, propagazione di idee, penetrazione tra le masse del contado, il Berti cerca di mettere in chiaro i caratteri delie organizzazioni politiche, l'agire di parlamentari (come il Musini) o di sacerdoti e vescovi (come mons. Sealabrini), di giornalisti e di uomini di partito; ed anzi proprio alla stampa dedica varie pagine interessanti il periodo di fine secolo, sottolineando i rapporti tra periodici e orien­tamenti politici e partiti (pp. 141-149), mentre alla creazione della Camera del lavoro (ed al Cabrini), al partito socialista e al movimento cattolico dedica la parte conclusiva del suo volume. Durante il periodo preso in esame, nelle trasformazioni interne della società piacen tùia-parmense si riscontra divario fra contenuto economico e contenuto so­ciale politico. Il primo è lento nell'affermarsi mancando un'industria sufficiente nell'eco­nomia rurale ed essendo incombente il problema montano, donde la dipendenza del mondo contadino dotta proprietà terriero, la scarsa iniziativa innovatrice, l'eseguita degli inve­stimenti produttivi mentre l'artigiano locale può starsene tranquillo, fermo dentro al proprio ambiente circoscritto poiché ancora non si sentono le conseguenze della rivolu­zione industriale. L'immobilismo rendo faticoso lo stabilirsi del rapporto fra lavoro e democrazia. La trasformazione politico-soci alo è più evidente, viene spinta dalle stesse condizioni economiche, da nuclei operai ohe immettono la massa rurale nel processo evolutivo sociale dolio idee eredi dell'egualitarismo rivoluzionario francese, dotta lotta triangolare dei movimenti conservatore-liberale, socialista, cattolico (p. 180).
RENATO GIUSTI